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Ultimo aggiornamento: 12:08 del 10 Luglio

Spiagge invase dai vestiti usati, il videoreportage di Greenpeace in Ghana: “La metà arriva dall’Europa”

Reti da pesca, corsi d’acqua e spiagge sono intasati da capi sintetici di fast fashion esportati dal Regno Unito e dal resto d’Europa
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Ogni anno nel mondo vengono prodotte circa 83 milioni di tonnellate di rifiuti tessili, il 65% dei quali è costituito da fibre sintetiche derivate dai combustibili fossili, mentre ogni secondo l’equivalente di un camion della spazzatura pieno di vestiti viene bruciato, disperso nell’ambiente o avviato in discarica. Tra le principali destinazioni di questa tipologia di rifiuti c’è l’Africa, che nel 2019 ha ricevuto il 46% del tessile usato dall’Unione Europea: per la metà si tratta di indumenti di scarto che finiscono soltanto per inquinare l’ambiente. Sono alcuni dei dati riportati da “Draped in Injustice”, nuovo report di Greenpeace Africa che offre una panoramica sul commercio degli abiti di seconda mano, svelando gli impatti dei rifiuti tessili importati nel continente. Tra i Paesi più impattati ci sono Angola, Kenya, Repubblica Democratica del Congo, Tunisia, Ghana e Benin che, complessivamente, nel 2022 hanno importato quasi 900 mila tonnellate di abiti usati. Soltanto il Kenya, nel 2021, aveva ricevuto 900 milioni di capi di seconda mano, principalmente da Europa e Regno Unito: il 50% di questi abiti, però, è risultato invendibile per la sua scarsa qualità o danneggiato, finendo in discariche come quella di Dandora, bruciando all’aperto o inquinando corsi d’acqua come il fiume Nairobi. Mentre in Uganda, che nel 2023 ha importato 100 mila tonnellate di abiti usati soprattutto da Cina, USA e Canada, si stima che ogni giorno fino a 48 tonnellate di capi diventino rifiuti tessili.

Un’altra situazione insostenibile, già denunciata da Greenpeace, riguarda il Ghana che accoglie nei suoi mercati 15 milioni di indumenti di seconda mano alla settimana, anch’essi per quasi la metà invendibili e dispersi nell’ambiente. Proprio nei giorni scorsi, un’inchiesta condotta da Unearthed e Greenpeace Africa ha documentato come abiti scartati da consumatori britannici siano stati ritrovati in gigantesche discariche a cielo aperto vicino Accra, all’interno di una delle zone umide riconosciute d’importanza internazionale dalla Convenzione di Ramsar, habitat di tre specie di tartarughe marine. Gli abitanti locali denunciano, inoltre, che reti da pesca, corsi d’acqua e spiagge sono intasati da capi sintetici di fast fashion esportati dal Regno Unito e dal resto d’Europa. In un’altra discarica sulle rive del fiume che conduce all’area, i reporter hanno trovato indumenti di M&S, Zara, H&M e Primark.

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