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Il tema della crisi climatica torna nelle retrovie, ma non a livello locale: l’esempio virtuoso della Sardegna

In Sardegna la Giunta regionale va avanti con il suo programma di energia pulita, accessibile e per abbattere i costi delle bollette per le famiglie sarde in difficoltà
Il tema della crisi climatica torna nelle retrovie, ma non a livello locale: l’esempio virtuoso della Sardegna
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di Enza Plotino

Con l’arrivo al potere di una destra autoritaria, sovranista, con una visione conservatrice e tradizionalista, e che manifesta tendenze negazioniste rispetto a eventi storici o a dati scientifici, quelli che sono stati i progressi degli ultimi decenni stanno diventando carta straccia e la crisi ambientale e climatica sta ritornando nelle retrovie delle politiche nazionali degli Stati.

Con uno sforzo immane, l’emergenza climatica si era guadagnata un posto centrale nel dibattito pubblico internazionale e i governi di tutto il mondo avevano iniziato ad adottare misure per contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Oggi, i governi occidentali di destra, con Trump alla testa, stanno dando ai rigurgiti negazionisti valenza politica e programmatica, in aperta controtendenza con le preoccupazioni delle popolazioni sui cambiamenti climatici: nel 2023 circa il 75% delle persone in 19 paesi nordamericani, europei e asiatici considerava il cambiamento climatico una minaccia significativa.

Sentendosi legittimati dal voto, unti del Signore, così come ha affermato lo stesso Trump nel giorno dell’incoronazione, non negano più l’esistenza del problema climatico ma continuano a far circolare posizioni platealmente contrarie a quelle scientifiche, convenientemente adattate agli scenari che si stanno delineando. Inoltre rivendicano posizioni pragmatiche e realistiche, che minimizzano le conseguenze del riscaldamento globale, accusano le politiche climatiche di avere un costo esagerato rispetto ai risultati attesi e sostengono che le soluzioni climatiche non funzionano e presentano rischi economico-sociali.

E intanto… l’emergenza climatica sta comportando cambiamenti significativi nelle abitudini di ognuno di noi e stanno crescendo, in modo inequivocabile, la frequenza, l’intensità e la sofferenza per i danni economici e sociali degli eventi meteorologici estremi. Così come per la guerra, i governanti occidentali di destra se ne fregano delle popolazioni apertamente contrarie (ogni sondaggio lo dimostra) a stracciare qualsiasi accordo internazionale contro i cambiamenti climatici e favorevoli a investire denaro sull’emergenza climatica anziché sulle armi per ipotetiche minacce russe ai confini dell’Europa.

In questo contesto drammatico di revisione di tutte le decisioni prese negli anni passati a livello internazionale e nazionale, la parte sana dei nostri governanti locali continua a legiferare a favore di una transizione energetica che è diventata la bestia nera di Meloni e del suo staff di governo. In Sardegna, per esempio, la Giunta regionale va avanti con il suo programma di energia pulita, accessibile e per abbattere i costi delle bollette per le famiglie sarde in difficoltà. E’ di questi ultimi giorni lo stanziamento di 20 milioni destinati all’installazione gratuita di impianti fotovoltaici con sistemi di accumulo nelle abitazioni delle cittadine e dei cittadini sardi con un Isee inferiore ai 15mila euro. “Si stima di poter finanziare circa 1650 impianti con una potenza complessiva pari a 5,4 MW e una capacità di accumulo di 10 MWh, per un totale di 1300 ore di funzionamento e una percentuale media di autoconsumo del 70%, generando oltre 2100 MWh di energia in eccedenza ogni anno” dice la Presidente della Sardegna.

In controtendenza con le politiche negazioniste, insufficienti e antisociali di Meloni, la misura energetica sarda risponde ai principi di giustizia sociale per chi oggi paga bollette troppo alte, difende l’ambiente e il territorio e promuove nuove opportunità per le imprese sarde del settore rinnovabili. Questo per Todde “è solo il primo passo: abbiamo già previsto oltre 100 milioni di euro fino al 2030 per allargare la platea e costruire, pezzo dopo pezzo, una Sardegna più autonoma, più sostenibile, più equa”. Non si tratta solo di politica energetica, che pure sarebbe già abbastanza: “È una visione di futuro, dove nessuno viene lasciato indietro”.

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