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Francesco Acatullo, se il campione d’Italia è (anche) un barbiere: storia di un pugile normale con volontà da campione

Dopo 10 anni dal primo tentativo e molti fallimenti, il casertano è riuscito a raggiungere il suo sogno, coltivato sempre e nonostante tutto, tra difficoltà e sacrifici. "Ora l'obiettivo è difendere il titolo" ha detto a ilfattoquotidiano.it
Francesco Acatullo, se il campione d’Italia è (anche) un barbiere: storia di un pugile normale con volontà da campione
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Il primo tentativo di Francesco Acatullo per diventare campione d’Italia risale a dieci anni fa, quando venne sconfitto da Andrea Scarpa ai punti per decisione unanime. Seguirono altre delusioni, sempre con la cintura tricolore in palio, contro Pasquale Di Silvio e Francesco Lomasto. Un anno fa, la sfida per il titolo dei pesi leggeri contro Giuseppe Carafa si concluse nuovamente con una sconfitta. Sembrava ormai che per il trentasettenne Acatullo non ci fosse più la possibilità di conquistare l’agognato titolo, eppure, recentemente, è arrivata una nuova chance. Questa volta contro Arblin Kaba, che partiva favorito anche per averlo battuto anni prima. Acatullo, professionista dal 2013 senza aver avuto una brillante carriera da dilettante, è arrivato a Orbetello (sede della riunione pugilistica) con un record di 15 vittorie, 13 sconfitte e 4 pareggi. Insomma, questa è la storia di un talentonormale” che non ha mai mollato, pur senza inanellare mai più di due vittorie di fila. Eppure, dopo solo un minuto e 43 secondi, ha messo giù Kaba con l’arbitro che ha dichiarato la sua vittoria per KO tecnico. In precedenza soltanto due volte aveva vinto per ko. Francesco Acatullo è così, da poche settimane, campione italiano dei pesi leggeri.

Acatullo nasce nel 1988 a Maddaloni, in provincia di Caserta, ed è cresciuto a Caivano da genitori nati lì. Si trasferisce a Voghera nel 2005 ed entra nella palestra di Giovanni Parisi, uno dei più grandi campioni espressi dall’Italia pugilistica, e purtroppo scomparso nel 2009. Qui Francesco si trasforma in Frank “La Tigre di Caivano”, nickname affibbiatogli da un amico della palestra e che si porta ancora appresso. Fa qualche stagione da dilettante e nel 2013 inizia la carriera da professsionista. “Kaba mi aveva già battuto in passato, ma io non lo temevo”, ha dichiarato Acatullo a ilfattoquotidiano.it. “Grazie al mio allenatore Luciano Bernini e alla famiglia Conti Cavini che gestisce la mia carriera, ho raggiunto il primo obiettivo. Ma non mi fermo qui, ora il secondo step è difendere la cintura. L’amore per la boxe e il sogno di diventare campione sono nati vent’anni fa, guardando tutte quelle foto di Parisi in palestra”.

Per raggiungere questo traguardo, Frank ha dovuto sudare non poco. La mattina, sveglia all’alba per fare i soliti chilometri di corsa, poi nuovamente a casa per una doccia e la preparazione del pranzo. Successivamente, va al negozio dove esercita la professione di barbiere fino a sera, quando è l’ora di andare in palestra, dove trova il suo maestro ad aspettarlo per prendersi cura pugilisticamente di lui. Vent’anni di questa vita, senza mai arrivare al successo. Fino all’altro giorno, quando ha finalmente indossato la cintura di campione d’Italia. Davvero, questo è il percorso di un pugile che non si è mai arreso.

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