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Primo suicidio assistito in Toscana dopo la legge regionale: il caso di Daniele Pieroni

Affetto da Parkinson, lo scrittore è il primo caso di suicidio medicalmente assistito in Toscana dopo l'approvazione della legge regionale impugnata dal governo
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C’è un primo caso di suicidio medicalmente assistito in Toscana dopo l’approvazione della legge regionale che il governo ha impugnato. Lo scorso 17 maggio, lo scrittore Daniele Pieroni, affetto dal morbo di Parkinson e costretto a vivere con la Peg – la sonda che collega lo stomaco all’esterno – in funzione per 21 ore al giorno “ha potuto scegliere con lucidità e serenità di porre fine alla propria vita” grazie alle norme approvate dal Consiglio regionale e alle sentenza del 2019 della Consulta sul caso Cappato-Dj Fabo. Per il presidente Pd della Regione Eugenio Giani, “è la dimostrazione di quanto sia vano il tentativo di dichiarare la legge incostituzionale, di quanto la Regione abbia momentaneamente colmato un vuoto, che non abbiamo la presunzione di riempire per sempre: è opportuno che una” norma “nazionale possa dar corso a un adattamento in termini di legge di quanto la Corte Costituzionale ha affermato sul piano dei principi”.

L’associazione Luca Coscioni, principale promotrice della legge, ha rivendicato il fatto che il primo caso in Toscana “dimostra la piena applicabilità in virtù di giudicato costituzionale, nonostante l’impugnazione da parte del Governo”. Quando per la normativa a maggio è stato annunciato il ricorso alla Consulta da parte del governo lo stesso presidente del Consiglio regionale toscano Antonio Mazzeo aveva spiegato che la legge resta comunque in vigore fino al pronunciamento della Corte costituzionale.

Pieroni nell’agosto 2023, tramite un amico, “aveva contattato il numero Bianco dell’associazione Luca Coscioni per ricevere informazioni su come accedere alla morte volontaria assistita”. Lo scrittore ha scelto il percorso previsto dalla sentenza Cappato e ha inviato la richiesta formale all’Asl Toscana Sud Est il 31 agosto di due anni fa. Dopo aver ricevuto, lo scorso 22 aprile, l’esito positivo delle verifiche previste dalla sentenza della Corte costituzionale nota come ‘Cappato-Dj Fabo’, Pieroni, meno di un mese dopo, ha confermato la volontà di procedere a casa.

Il tutto si è svolto nel pieno rispetto della procedura prevista dalla legge toscana e delle condizioni stabilite dalla Consulta: a casa sua è stato preparato il farmaco letale, che si è “autosomministrato”. Erano presenti, su base volontaria, due dottoresse e un medico legale dell’Asl, che “hanno agito con grande umanità e professionalità, come confermato da chi era presente”, spiega l’associazione Coscioni che era accanto a Pieroni con la coordinatrice della cellula toscana Felicetta Maltese e il suo fiduciario Leonardo Pinzi. Alle 16.47 lo scrittore, che aveva accanto anche le sue badanti e i familiari, “ha attivato il dispositivo a doppia pompa infusiva e alle 16.50 ha smesso di respirare, serenamente”.

“È importante che la legge abbia funzionato e che l’Asl abbia rispettato i tempi con serietà e rispetto”, commenta Maltese, attualmente indagata insieme a Marco Cappato e Chiara Lalli per aver aiutato un altro cittadino toscano, Massimiliano, affetto da sclerosi multipla, ad accedere al suicidio assistito in Svizzera.

“La legge toscana sul fine vita, frutto di un’iniziativa popolare sostenuta da oltre 11.000 persone, è un atto di civiltà e responsabilità che garantisce tempi certi per l’accesso all’aiuto medico alla morte volontaria, applicando quanto già stabilito dalla Corte costituzionale”, dichiarano Filomena Gallo e Cappato, rispettivamente segretaria nazionale e tesoriere dell’associazione Luca Coscioni. L’impugnazione della legge da parte del governo Meloni, affermano inoltre, “è una scelta ideologica e priva di fondamento giuridico, che ostacola un diritto già riconosciuto”.

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