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NBA Freestyle | Occhio Thunder: siete favoriti, ma questi Pacers sono indecifrabili. New York Knicks: perché?

Pensieri in libertà (con libertà di pensiero) sulla settimana NBA | Il commento su Gara 1 della Finale e sulla scelta incomprensibile di cacciare Thibodeau
NBA Freestyle | Occhio Thunder: siete favoriti, ma questi Pacers sono indecifrabili. New York Knicks: perché?
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Finali NBA: gara 1 va a Indiana

Alzi la mano chi, a inizio stagione, immaginava Indiana in Finale. Adesso la alzi chi pensava che Indiana avrebbe vinto gara 1 contro i Thunder. Pochi. Davvero pochi. Ma alla fine è successo. Rischia di essere una delle più incredibili storie di sempre nella NBA. In caso di vittoria, ovviamente. Perché ancora la serie è molto lunga. I Thunder complessivamente sono una squadra migliore. E c’è da giurare che Oklahoma City troverà il modo di limitare la cosa che i Pacers fanno meglio di tutti: creare una transizione efficace anche da canestro subìto. Una situazione in cui la rimessa da fondo dovrebbe dare più tempo alla difesa di sistemarsi. Tuttavia, Haliburton e soci sembrano non curarsene e sono in grado di spingere e attaccare, aumentando lo stesso il ritmo e costringendo gli avversari a mantenere sempre al 100% la concentrazione in transizione difensiva. Molto difficile, anche in una Finale NBA. Questi giocatori di Indiana sono in perpetuo movimento. Corrono tutti e quasi mai lo fanno a vuoto. In attacco, si esibiscono in una serie costante di tagli, di passaggi consegnati dal palleggio (dribble-hand-off), blocchi per liberare il portatore di palla o il tiratore. Questo continuo movimento, spesso, rende difficili le scelte difensive degli avversari. Anche perché i Pacers hanno in Haliburton un eccellente ragionatore e distributore della sfera, ma anche tanti giocatori in grado di colpire da qualsiasi parte del campo. Non sono focalizzati offensivamente su un solo giocatore. Basta guardare il tabellino di gara 1: tutti i membri del quintetto in doppia cifra. In doppia cifra anche Obi Toppin dalla panchina (17 punti), con TJ McConnel che comunque ne ha messi 9. Non sono una squadra che usa eccessivamente il tiro da tre, ma non puoi decidere di battezzare nessuno sul perimetro. Nemmeno il centro, Myles Turner, che ha una mano clamorosa per un lungo di 2.10. Con tutto questo movimento in attacco, uno come Aaron Nesmith ci va a nozze e fa dei playoff con quasi 14 punti di media e il 50% da oltre l’arco. Poi, c’è il fattore Pascal Siakam. Perfetto per questo sistema di gioco. Con la “responsabilità distribuita” di Indiana (e un artista del passaggio in guardia come Haliburton), Siakam ha i mezzi tecnici e atletici giusti per infilarsi nelle piaghe della partita e diventare decisivo, come ha già fatto in tante occasioni. Può giocare in avvicinamento dal palleggio. Può ricevere uno scarico e sparare tra tre (46,4% in questi playoff). Può essere servito sui tagli e trovare anche in traffico la via del canestro (oltre 20 punti di media in questi playoff). Insomma, la forza di questi Indiana Pacers è che sono spesso difficili da decifrare. Gli Oklahoma City Thunder rimangono favoriti, ma avranno una bella gatta da pelare.

New York Knicks: perché?

Ci sono cose nella NBA a volte difficili da interpretare. Come il licenziamento di un buon coach come Tom Thibodeau, che dopo tanto tempo aveva riportato i New York Knicks nel novero delle squadre NBA che contano. Una franchigia che ha superato le 50 vittorie in due stagioni consecutive. Non accadeva dal 1995. Chi c’era a quel tempo? Nulla, gente semplice come Patrick Ewing, John Starks, Charles Oakley, Anthony Mason o Doug Christie. Un coach che stava ricreando una cultura ormai da tanti anni scomparsa al Madison Square Garden. E che da sempre incarna lo spirito della Grande Mela. Difesa aggressiva, giocatori che non si risparmiano e che si buttano su tutti i palloni. Che giocano forte, che competono, che vogliono vincere. Come Hurt, come Anunoby, come Brunson. Hanno perso contro Indiana, in finale di conference. Ci può stare, doveva essere preso come un ulteriore punto di partenza per migliorare la squadra. Non per ricominciare da capo. A Thibodeau gli si può rimproverare lo scarso uso della panchina? Si, certo. Ha sicuramente usato eccessivamente i titolari. Però, bisogna ammetterlo, non è che in panchina avesse propriamente John Havlicek, Emanuel Ginobili o Tony Kukoc. Pensateci.

That’s all Folks!
Alla prossima settimana

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