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Quello in corso a Gaza non è ‘genocidio’? Chiamiamolo pure sterminio, la realtà non cambia

Concentrarsi troppo nel discutere sul termine impedisce di vedere ciò che sta realmente accadendo nella Striscia
Quello in corso a Gaza non è ‘genocidio’? Chiamiamolo pure sterminio, la realtà non cambia
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È davvero così importante in questo momento usare il termine “genocidio” per indicare quello che Israele sta facendo a Gaza? Credo sia il caso di evitare per due motivi. Il primo: è giusto non sollecitare le coscienze di chi per la propria storia personale o della propria famiglia lega il termine all’orrore della Shoah. E forse persino quelle di chi per convenienza o convinzione difende senza “se” e senza “ma” un governo che ha ucciso 55mila persone in un anno e mezzo e da mesi ne affama altri due milioni negando l’ingresso degli aiuti umanitari (la Gaza Humanitarian Foundation per ora è poco più di un esperimento partito male, per usare un eufemismo).

Il secondo: perché farlo è un po’ come guardare il dito invece della luna: se ci si concentra troppo nel discutere sul primo – il termine – si alimenta il fumo di una polemica che impedisce di vedere la seconda, ovvero ciò che sta realmente accadendo nella Striscia. Fino a quando la Corte internazionale di giustizia non si pronuncerà a riguardo, quindi, meglio evitare di usare il termine “genocidio”. Perché quello che accade ogni giorno a Gaza può essere descritto con altri termini, come:

Eccidio
Sterminio
Massacro
Strage
Scempio
Carneficina
Macello
Annientamento
Ecatombe

Sono definizioni più digeribili per le coscienze più sensibili? Così va meglio?

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