Maltrattamenti sugli animali, approvata la legge. Lav: “Pene inefficaci”. E dal testo sparisce la fauna selvatica
Schierarsi dalla parte degli animali, in politica, garantisce sempre dividendi. E così il centrodestra unito esulta per l’approvazione definitiva della legge contro i maltrattamenti sugli animali, con Matteo Salvini in testa, da tempo occupato a sgomitare per farsi spazio tra chi si dice amante di cani e gatti. “Una battaglia storica, mia e della Lega, che con questa legge segna una svolta epocale, di civiltà e amore” per “i nostri amici a quattro zampe“. Peccato però che a dispetto di ciò che sostenga la maggioranza, da Fratelli d’Italia passando per il Carroccio fino a Michela Vittoria Brambilla (prima firmataria del disegno di legge), è solo parzialmente vero che si sia fatto un passo in avanti per quanto riguarda l’inasprimento delle pene. E, soprattutto, mentre Francesco Lollobrigida sta mettendo a punto la riforma per liberalizzare la caccia, ecco che è sparita la parte che avrebbe dovuto riguardare la fauna selvatica. Dunque animali sì, ma solo quelli da affezione.
Il testo ha avuto un prima via libera alla Camera lo scorso novembre. E già allora diverse associazioni e una parte delle opposizioni parlavano di “occasione persa”, puntando perciò a ottenere modifiche in Senato. Il provvedimento, tuttavia, è stato approvato così come uscito da Montecitorio. Una delle poche note positive resta legata alle modifiche introdotte al Codice penale e al Codice di procedura penale, dove si sottolinea come l’obiettivo sia quello di tutelare gli animali in quanto tali e non più “il sentimento per gli animali” da parte degli esseri umani. Nella fase di discussione del disegno di legge – e dopo l’ok nel primo ramo del Parlamento – la Lav ha chiesto interventi più incisivi in relazione alle pene, coerentemente con l’articolo 9 della Costituzione che dal 2022 chiede al legislatore di intervenire a tutela degli animali. “La nuova legge non sarà in grado di garantire un soddisfacente passo avanti per una maggiore protezione degli animali” è la sintesi dell’associazione. “Le pene, aumentate solo lievemente, restano sproporzionate rispetto alla gravità dei reati, rendendo difficile ottenere condanne efficaci e con effetto deterrente, restando inadeguate sia sul piano preventivo che repressivo”. In sostanza, il proscioglimento per “tenuità del fatto” resta l’orizzonte più probabile. A criticare Salvini sono le deputate del Pd, Patrizia Prestipino, ed Eleonora Evi (commissione Ambiente): “Il ministro non solo si fa autore della cosiddetta legge Brambilla sugli animali che già di per sé ha molti limiti, ma addirittura ha avuto il coraggio di dire che la Lega è amica degli animali nota per essere un ammazza orsi e lupi. Ci vuole proprio un bel coraggio da leoni. Vogliamo ricordare al ministro Salvini e a tutta la lega che il Pd ha proposto una legge che prevedeva i reati contro gli animali molto più capillare e puntuale della legge Brambilla, ma questo governo non ascolta le parole di buon senso che arrivano dalle opposizioni e fa solo propaganda sulla pelle degli animali e dei cittadini italiani”.
Le occasioni perse sono numerose. Non è stato inserito il divieto di “detenere animali per chi li maltratta o li uccida o li impieghi nei combattimenti” (reato, quest’ultimo, di particolare gravità poiché legato al fenomeno della criminalità organizzata). Controversa la questione relativa agli animali tenuti alla catena, poiché c’è la possibilità di derogare al generale divieto di detenzione di cani e gatti alla catena o con altro strumento similare purché non ne impedisca il movimento. Per Ilaria Innocenti della Lav “un vero paradosso visto che la legge vuole contrastare il maltrattamento”. Tale disposizione è in contrasto con le leggi regionali – come quelle di Calabria, Campania, Marche e Umbria – che vietano già questa pratica crudele e con quelle di altre regioni che prevedono deroghe più stringenti. Tuttavia, per fortuna, non decadono automaticamente i divieti più rigorosi: le norme regionali, infatti, possono essere più restrittive delle leggi nazionali, tanto più che la tutela animale ricade sotto la sanità. E ancora: c’è il passo indietro che consente ad allevatori e commercianti di identificare cani e gatti oltre i termini previsti dalla legge. “Questa modifica mina alle fondamenta il contrasto al traffico di cuccioli che un altro governo, anch’esso di centrodestra, anni fa aveva realizzato con determinazione introducendo uno specifico reato che punisce i trafficanti di cani e gatti” ha commentato Innocenti. “Il microchip, infatti, potrà essere inoculato anche oltre i due mesi con grave pregiudizio per la tracciabilità di cuccioli dall’origine incerta e della sorte degli animali invenduti”.
Tra gli aspetti positivi della riforma “la previsione della pena pecuniaria congiunta a quella detentiva sia per il reato di uccisione che per quello di maltrattamento, di alcune aggravanti, così come la disposizione che consente di punire più severamente la morte dell’animale a seguito della somministrazione di stupefacenti e altre sostanze vietate” dice Innocenti. Passo avanti per quanto riguarda la custodia degli animali. Quelli oggetto di sequestro potranno essere affidati direttamente alle associazioni e ai loro eventuali subaffidatari mediante cessione definitiva prima della definizione del processo. Tale disposizione si estende anche ai cuccioli nati nelle more del sequestro o della confisca. A ciò si aggiunge la positiva previsione – come proposto da anni dalla Lav – del divieto di uccisione o di alienazione di animali allevati a fini alimentari nelle more delle indagini e del dibattimento, anche quando non siano già sottoposti a sequestro. In più: gli organizzatori di eventi o competizioni in cui vengono sottoposti a violenze vedranno aumentata la multa da 15.000 a 30.000 euro. In caso di combattimenti tra animali per chi li organizza si passa dai 2 ai 4 anni di reclusione, con sanzioni fino a 30.000 euro per chi vi partecipa. Chi uccide un animale rischia il carcere da 6 mesi fino a 4 anni e una multa fino a 60.000 euro. Pene più severe anche in caso di maltrattamento: si rischia fino a 2 anni di reclusione e non sono più previste sanzioni pecuniarie alternative.
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