Uccise la moglie e simulò un suicidio: condannato a 22 anni. “Lei stava cercando lavoro, lui non voleva”
Sharmin Sultana voleva emanciparsi: aveva 32 anni, era arrivata dal Bangladesh, voleva un lavoro ma anche solo passare qualche momento di leggerezza sui social. Il marito, Ahmed Mustak, connazionale, operaio di 44 anni, invece no. Così secondo i giudici del tribunale di Genova fu lui a spingerla dalla finestra cercando di far passare quel femminicidio per un suicidio. Mustak è stato condannato oggi a 22 anni e mezzo di carcere.
Secondo quanto è stato ricostruito dal processo Sharmin Sultana ha cercato a lungo un lavoro e c’era quasi riuscita: proprio l’8 marzo del 2023 aveva avuto il colloquio per un impiego. E’ morta il giorno prima volando giù dall’appartamento di via Ferro, a Sestri Ponente, dove viveva con marito e figli: un volo di otto metri. Poteva sembrare un suicidio. Anche il marito Mustak aveva riferito questa tesi. Ma poi aveva corretto il tiro, aveva cambiato versione una, due volte. Insomma, era stato sempre meno credibile. Ahmed Mustak aveva anche raccontato che quella sera aveva preparato la cena per i figli, che erano in un’altra stanza, con il cadavere della moglie in cucina. Ma a smascherare il padre ha contribuito in maniera fattiva il figlio più grande che ha disegnato le vessazioni cui il padre sottoponeva Sharmin e anche i familiari della donna avevano espresso dubbi sul marito. In casa, quel giorno, oltre ai figli c’era anche l’uomo che ai carabinieri aveva detto di non avere sentito nulla perché era a letto e non si sentiva bene. I figli però avevano raccontato agli investigatori che il padre picchiava spesso la madre perché stava spesso al cellulare e faceva video sui social, in particolare TikTok. “Papà si è arrabbiato e ha sbattuto la testa della mamma a terra” è stata una delle loro drammatiche testimonianze. E le chat tra amiche sul telefono di Sharmin: “Mio marito mi picchia”. Il dubbio che Sharmin si fosse buttata volontariamente dalla finestra era sempre più forte.
Così il presunto suicidio ha preso poco per volta tutti i contorni di un femminicidio. Fino alle parole che Mustak ha pronunciato in aula. Disse – questa la sua ultima versione dei fatti – che la morte della moglie è stata un incidente in seguito a una lite. “Abbiamo litigato, mia moglie mi ha spinto, sono caduto e le ho tirato i piedi, lei è caduta, sbattendo la testa” su un oggetto di pietra usato per tritare le spezie “ed è morta. Poi ho deciso di buttare il suo corpo dalla finestra”. Una versione a cui i giudici non hanno creduto.