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Giornata mondiale dei bambini scomparsi, in Italia 64 segnalazioni al giorno. I dati di Telefono Azzurro

Nel primo semestre 2024 registrate in Italia 8.143 scomparse di minori, il 57% dei quali è straniero. Fuggono perlopiù da casa e rischiano abusi, sfruttamento e consumo di sostanze
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“Il fenomeno dei bambini scomparsi ha assunto proporzioni allarmanti, come dimostrano i dati internazionali e quelli relativi all’Italia”. Ha parlato così Ernesto Caffo, presidente del Telefono Azzurro, domenica 25 maggio, durante la Giornata Mondiale dedicata proprio ai bambini scomparsi. L’intervento di Caffo fa luce su un fenomeno di cui si parla poco e i cui numeri, affatto rassicuranti, sono poco noti e tratteggiano uno scenario drammatico.

Per l’occasione, Telefono Azzurro ha realizzato un dossier volto a “fotografare” il fenomeno e lo ha presentato al Convegno “I bambini invisibili”, organizzato presso la Camera dei Deputati e a cui hanno preso parte membri istituzionali ed esperti di rilievo internazionale. L’obiettivo è urgente: sensibilizzare e implementare azioni concrete volte a proteggere e tutelare bambini e adolescenti.

I numeri in Italia – Il primo semestre del 2024 ha registrato in Italia numeri impressionanti: 11.694 sono state le denunce di scomparsa, ovvero una media giornaliera di 64 casi, di cui il 69,6% (circa 8.143 casi) ha riguardato minori di età inferiore ai 18 anni. Il 57% delle segnalazioni interessa stranieri, il restante 43% cittadini italiani. Tra i 5.773 minori stranieri scomparsi, l’88% sono maschi. Le femmine sono quelle che, più frequentemente, vengono ritrovate (il 58,1%) mentre la fascia d’età più colpita dai è quella compresa tra i 16 e i 17 anni, che rappresenta oltre il 70% dei casi.

Nel 2024 il Telefono Azzurro, che gestisce, su incarico del Ministero dell’Interno, le chiamate in arrivo al numero 116000 (noto come Numero Unico Europeo per i Minori scomparsi), ha gestito 77 casi, vale a dire una media di 6 casi al mese. Varie le motivazioni delle scomparse raccolte in sede di segnalazione: fuga da casa (36,5%), ritrovamento (25), fuga dalla propria comunità/istituto (12,5%), fuga dal centro di accoglienza (7,3%), sottrazione internazionale (3,1%) e sottrazione nazionale (2,1%). Nel 12,5% invece si ha a che fare con scomparse non specificate.

Di nuovo, nella maggioranza dei casi (il 51,25%) si tratta di minori maschi mentre le femmine rappresentano il restante 48,7%. Per quel che riguarda la fascia d’età invece, nel 12,9% dei casi si tratta di bambini tra gli 0 e i 10 anni, mentre quelli che coinvolgono la preadolescenza (età compresa tra gli 11 e i 14 anni) sono il 16,7%. Il restante 70,4% coinvolge invece adolescenti tra i 15 e i 18 anni. L’allarme telefonico proviene soprattutto da alcune regioni, il numero più alto dal Lazio (23 casi), seguito da Veneto (11 casi). Piemonte (10 casi) e Lombardia (8 casi).

I numeri a livello globale – Il quadro non tende ad appianarsi in ottica internazionale, dove anzi le differenze nelle definizioni giuridiche, nella raccolta dati e nelle risposte istituzionali aggravano ulteriormente il fenomeno. A quanto emerge infatti, nel 2024, il National Center for Missing & Exploited Children (NCMEC) ha gestito quasi 30.000 casi di bambini scomparsi, riuscendo a risolverne il 91%. Nella maggior parte dei casi, i minori scomparsi sono quelli fuggiti da casa, una categoria vulnerabile esposta ad abusi fisici, tratta sessuale, sfruttamento, senzatetto e consumo di sostanze illecite. Particolarmente rilevante è stato l’intervento su oltre 23.000 casi di minori scomparsi da strutture di affido o assistenza statale, con una percentuale di recupero del 92%.

Soluzioni percorribili – Come intervenire davanti a questa emergenza? “La capacità di ascolto e di intervento, afferma Caffo, può mettere in campo strumenti di prevenzione, di contrasto e di aiuto sempre più efficaci. Molti bambini fuggono da guerre, povertà e catastrofi naturali e, se non accompagnati, rischiano di finire vittime dello sfruttamento e della tratta o di subire abusi durante il viaggio”.

Poi, con riferimento alla situazione italiana, aggiunge “Sono sempre più numerosi i casi di scomparsa e di fuga da casa per situazioni familiari complesse o per condizionamenti sociali che agiscono in maniera sempre più negativa, complice anche la spinta che strumenti e canali digitali invasivi danno influendo in maniera drammatica sulle personalità psicologicamente sempre più fragili di bambini e adolescenti”.

La scomparsa di minori è infatti un fenomeno collegato alle dinamiche di contesto nel quale bambini e bambine vivono: dinamiche di tipo familiare, sociale, istituzionale. Per poter contrastare e ridurre il fenomeno è necessario adottare una prospettiva locale e globale: “Servono strategie internazionali coordinate, per agire immediatamente nella presa in carico di situazioni ove la tempestività di intervento costituisce un fattore determinante. Per questo, è necessaria una competenza approfondita del fenomeno, è necessario un ‘alfabeto comune’ che lo legga in maniera corretta e condivisa, e serve un’alleanza tra i soggetti chiamati a farsi carico del problema, governi, forze di Polizia, reti sociali territoriali, non profit”.

Oltre alla collaborazione interforze, la collaborazione estesa a “Tutta l’area Schengen, una rete di intervento immediato, attraverso lo scambio tra reti di associazioni europee, che possa allertare subito sul bisogno di ritrovamento, condividendo informazioni sul minore, sulla sua origine”. Non solo, specifica Caffo, l’aiuto deve arrivare in fase di denuncia della scomparsa, ma anche dopo, con l’attivazione di “percorsi di accompagnamento e di reinserimento familiare e sociale“.

La prevenzione dunque riparte proprio dall’instaurazione di una rete di collaborazione tra famiglia, istituzioni, società civile e minori stessi utile a tutelare l’infanzia e prevenire il peggio. Singolarmente, ciascun cittadino deve comunque intervenire in caso di scomparsa, con alcuni passaggi fondamentali: contattando le forze dell’ordine oppure il numero 116000; fornendo nel modo più dettagliato possibile informazioni utili alla ricerca; attivando reti sociali e social media per diffondere la notizia. Poi non deve mancare il costante supporto psicologico, sociale, economico a sostegno dei familiari “colpiti” dalla scomparsa.

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