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Pittrice a Porto: “In Portogallo si respira ottimismo. Da anni espongo qui e in Francia, dall’Italia poco interesse”

Dall'Erasmus Serena Barbieri non se n'è più andata. Ora ha 38 anni, una figlia e vive della sua arte, con una buona qualità di vita
Pittrice a Porto: “In Portogallo si respira ottimismo. Da anni espongo qui e in Francia, dall’Italia poco interesse”
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Costo della vita basso, senso di sicurezza nelle strade, servizi di trasporto pubblici nuovi, puliti e, soprattutto, funzionanti. Non sono solo questi i motivi che hanno spinto Serena a rimanere in Portogallo. Ma anche “una specie di allegria stoica o tendenzialmente ottimista che si percepiva negli occhi di chiunque incrociassi, dalla signora dal fornaio all’agente di guardia all’ingresso dell’università”. Quando è partita in Erasmus nel 2015, Serena Barbieri aveva due scelte: Berlino o Porto: “Proprio per caso ho scelto il Portogallo”, racconta, sorridendo. Da allora, non è più tornata. Oggi Serena ha 38 anni, è appena diventata mamma ed è una pittrice di stanza a Porto da oltre dieci anni.

Eppure, per una che viene dalla valle dei Medici (“sono originaria di Borgo San Lorenzo, a 4 chilometri dalla casa natale di Giotto”) è stato strano iscriversi a una laurea triennale in scienze biologiche all’Università di Firenze. “Forse come è successo a molti, questa non era la mia prima scelta. Con il senno di poi – racconta – mi reputo fortunata ad avere iniziato con un percorso scientifico. Tutto il mio lavoro artistico attuale si fonda sul pensiero scientifico, un motore che mi porta ogni giorno a fare esperimenti con la materia, a valutare nuove composizioni geometriche, a raccogliere dati e appunti per preparare i nuovi dipinti”. Nel 2013, dopo aver lavorato come maestra di nuoto e con un po’ di soldi da parte, Serena si trasferisce per un corso di laurea a Venezia, dove entra a contatto con il mondo dell’arte contemporanea. “Ma la vita a Venezia non è una passeggiata, soprattutto quando si è studenti fuori sede”. Quando è arrivata l’opportunità di trasferirsi in Portogallo, grazie al programma Erasmus, Serena non ci ha pensato due volte. “Fin dai primi giorni mi sono sentita accolta e ho iniziato a conoscere una città a misura d’uomo, calma ma allo stesso tempo in fermento”.

Quella che per i genitori doveva essere una parentesi di qualche mese, si è trasformata in una spedizione di anni. Finito l’Erasmus, Serena ha infatti deciso di restare, iniziando la transizione da studentessa ad artista. “La condizione fondamentale che mi ha portato a restare in questa città è stata la possibilità di poter affittare uno spazio/atelier a prezzo accessibile, nel quale ho potuto iniziare la mia produzione di dipinti e ricerca artistica”. Se all’inizio andava condiviso lo spazio con altri quattro artisti per dividere le spese, col tempo sono rimasti in due, Serena e il suo compagno, Victor, architetto e artista originario di Lille (Francia): fino al 2022, quando l’atelier è diventato di proprietà.

In Portogallo, spiega Serena, sono presenti vari programmi di sussidio per gli artisti (che comprendono arti visuali, cinema, teatro, musica), sia pubblici che offerti da fondazioni o strutture private, con posti riservati anche ad artisti stranieri non residenti: “È solo necessario preparare un bel dossier consistente”, aggiunge. Tra Lisbona e Porto, inoltre, sono tante le possibilità di partecipare a residenze di artista: “Quando ero studentessa ho partecipato a molte residenze organizzate e finanziate dalle Câmaras municipais di vari comuni, anche di piccole dimensioni. La cosa mi aveva sorpreso perché mi ritrovavo in cittadine piccole come la mia Borgo San Lorenzo in cui però si investiva sull’arte contemporanea e sui giovani artisti, con progetti che duravano settimane con tutte le spese (produzione, vitto e alloggio) pagate”.

A Serena manca avere la possibilità di poter presentare il suo lavoro artistico e creare delle connessioni culturali con l’Italia. “Da anni espongo regolarmente in Francia e in Portogallo, ma con l’Italia purtroppo registro appena qualche contatto o proposte rimaste nell’aria. I miei occhi – continua – hanno fame di bello e si saziano di bello solo quando torno in Italia. Non è a caso che ogni volta che rientro in atelier a Porto dopo un viaggio a casa, inizio una nuova serie di dipinti, alimentati dalle impressioni e dai ricordi dei giorni appena passati”.

Nel lavoro di artista, aggiunge, non è la quantità di ore lavorate che conta ma la qualità e il benessere. Fino alla nascita del suo bambino il ritmo lavorativo è stato quasi “militare”: “Lavoravo tutti i giorni dalla mattina presto fino al pomeriggio inoltrato, dopodiché mi ritagliavo qualche ora per il nuoto e la palestra”. L’arrivo del bebè non ha inciso negativamente sugli impegni: “Continuiamo a lavorare bene e a rispettare gli accordi presi con le gallerie o le varie richieste. Ci siamo riorganizzati con il famoso fifty-fifty in base alle nostre preferenze. Abbiamo cambiato l’organizzazione della giornata rispetto a prima, ma non abbiamo perso niente. Anzi ci abbiamo guadagnato e ci sembra più bello così”.

Per ora l’obiettivo è quello di rimanere in Portogallo, “forse per altri tre o quattro anni”. Serena e il suo compagno vivono in una zona fuori dal centro, “dove ancora si mantiene un certo equilibrio tra rinnovazione urbana e immutati ritmi di vita”, tra anziani che giocano a carte nella piazza, piccoli supermercati, fruttivendoli, drogherie, macellai e piccoli esercizi commerciali che ancora resistono. Per il futuro ci sono in ballo tre paesi: Portogallo, Italia e Francia. “Porto sta cambiando, non è più la città che ho conosciuto nel 2015, ma per adesso la sentiamo ancora come abrigo”. “La persona che sono oggi, il lavoro che amo, i traguardi raggiunti e questa specie di ottimismo ingenuo con cui mi sveglio ogni mattina, li devo probabilmente all’importante scelta che ho fatto dieci anni fa. A conti fatti – conclude – non sono sicura che in Italia sarei riuscita a fare lo stesso”.

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