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L’8 e il 9 giugno voto Sì ai referendum: il cambiamento potrà venire solo dal basso

Vado a votare nonostante questo centro-sinistra, perché i diritti elencati nei quesiti referendari sono stati cancellati o non attuati da maggioranze politiche di centro-sinistra
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L’8 e il 9 giugno vado a votare per i referendum e voto Sì. Il referendum è una della più importanti espressioni democratiche della sovranità popolare scolpita nell’articolo 1, secondo comma, della Costituzione. Vado a votare pur nella consapevolezza della non risolutezza e perfezione dei quesiti referendari. Vado a votare sapendo che probabilmente la politica governativa e parlamentare tradirà il nostro voto. Vado a votare nonostante le mie posizioni siano più radicali di quelle dei proponenti e dei risultati che deriverebbero dall’abrogazione delle norme. Perché ricordiamolo: il referendum è abrogativo e per la sua vittoria debbono andare a votare più del 50% degli aventi diritto e il Sì deve prevalere sul No.

Vado a votare non perché sia un referendum sostenuto dal centro-sinistra contro la destra-centro, anzi direi nonostante questo centro-sinistra, perché i diritti elencati nei quesiti referendari sono stati cancellati o non attuati da maggioranze politiche di centro-sinistra. Penso che sia interesse di ogni cittadina e cittadino votante che i diritti fondamentali della Costituzione siano applicati, indipendentemente dalle appartenenze politiche. Il diritto deve essere per tutti, non un privilegio che ti concede il potere per considerarti suddito. Discorso a parte per i fascisti, perché loro sono nemici della Costituzione e sono banditi dalla Costituzione. Da loro non mi aspetto l’attuazione della Costituzione.

È assolutamente necessario che sia ripristinato in pieno l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, che prevede il reintegro nel posto di lavoro della lavoratrice e del lavoratore licenziato senza giusta causa o legittimo motivo. Bisogna ampliare le ipotesi normative di risarcimento adeguato del danno. Si devono rafforzare le tutele contrattuali delle lavoratrici e dei lavoratori. Ampliare e consolidare le norme a tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro non esonerando dalle responsabilità committenti, appaltatori e sub-appaltatori. Interrompere la spirale delle esternalizzazioni e delle privatizzazioni selvagge. Il lavoro prevale sul capitale, le persone sul profitto. Bisogna prevedere la cittadinanza italiana a chi nasce e vive nel nostro Paese.

Io andrò a votare Sì perché mi auguro che cresca il fronte della lotta per i diritti. Mi indigna pensare che quando da sindaco di Napoli mi battevo anche con successo per i diritti traditi ed elencati anche nei quesiti referendari, mi sono trovato contro non solo le destre ma anche il centro-sinistra che oggi, con una certa dose di ipocrisia e scarsa credibilità, sventola il vessillo dei diritti che troppo spesso hanno calpestato e tradito. Ricordo l’applicazione dell’art. 18 che abbiamo lasciato nelle aziende del comune di Napoli, nonostante l’abrogazione legislativa nazionale. Rammento che siamo stati l’unica città a non privatizzare nessun servizio di rilevanza costituzionale. Abbiamo rafforzato le tutele sui luoghi di lavoro e dato la cittadinanza onoraria a tutti i figli degli immigrati nati a Napoli.

Bisogna lottare per i diritti e attuare la Costituzione, perché il cambiamento potrà venire solo dal basso; i traditori della Costituzione sono quelli che l’hanno violata, non l’hanno custodita adeguatamente, l’hanno calpestata, soprattutto tradita. E dobbiamo anche pretendere che la sovranità popolare espressa con i referendum venga poi rispettata, non come hanno fatto ad esempio con l’acqua pubblica – dove Napoli, durante il mio mandato di Sindaco, è stata l’unica istituzione ad aver attuato il referendum, ma siamo stati ostacolati in tutti i modi anche da quei partiti che fanno oggi del referendum un vessillo.

È sufficiente vedere quello che sta facendo l’amministrazione Manfredi a Napoli, sostenuta di fatto da tutto l’arco costituzionale pur essendo di centro-sinistra, che sta privatizzando i servizi pubblici essenziali e addirittura smantellando Abc (acqua bene comune), l’azienda pubblica dell’acqua. Se non si è coerenti e credibili non si può rompere il sistema.

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