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Legge spara-tutto sulla caccia, per Lollobrigida sono solo bugie: ecco le bozze (della sua riforma) che lo smentiscono

Il ministro parla di "bugie" scritte in merito alla riforma. Ecco le bozze che confermano quanto scritto da ilFatto.it
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“La mattina uno si alza e racconta una bugia. Altri in modo complice la replicano. Altri ancora si lasciano abbindolare e cominciano a sproloquiare commentando la bugia come fosse la verità”. Con queste parole il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha commentato lo scoop pubblicato da ilFattoQuotidiano.it (senza citare la testata), col quale si dava notizia della riforma governativa che ha l’obiettivo di stravolgere la legge sulla caccia (157/92). Nell’articolo si mettevano in luce i punti critici del disegno di legge: dai fucili nelle aree demaniali (dunque anche in spiaggia) alla liberalizzazione sui richiami vivi, dalla caccia aperta con alcuni escamotage anche di notte e nel periodo di chiusura della stagione venatoria fino alla riduzione delle aree protette a vantaggio di quelle in cui è possibile sparare.

Né l’esponente di Fratelli d’Italia né il mondo venatorio hanno preso bene l’anticipazione del ddl tanto che il ministro si è trovato costretto a scrivere un lungo post su Facebook per dire che “alcuni in malafede non meritano alcuna attenzione ma a quelli in buona fede consiglierei almeno di aspettare che il disegno di legge venga proposto, discusso nel governo e poi dal Parlamento prima di dare giudizi nel merito. Si evitano tante brutte figure…“. Peccato però che nessuna bugia sia stata scritta. Sì, perché i testi ricevuti e analizzati da ilFattoQuotidiano.it – di cui pubblichiamo alcuni screenshot – portano l’intestazione del ministero dell’Agricoltura. E un file addirittura la firma di chi lo ha redatto per ultimo, vale a dire un funzionario del Mipaaf. Il problema politico, che naturalmente Lollobrigida vuole tenere al coperto, è un altro: il ddl non è arrivato nel Consiglio dei ministri di lunedì scorso per via di alcune frizioni col ministero dell’Ambiente. Dopo che è stato sollevato il caso, da quanto è possibile ricostruire, anche altri organi dello Stato – deputati alla tutela dell’ambiente, che con quella riforma verrebbe inevitabilmente compromesso – stanno chiedendo relazioni sull’articolato. Diciotto articoli che, se approvati così come sono, porterebbero a stragi di animali, danni agli ecosistemi e alle aree naturali e – potenzialmente – rischi di incolumità per chi frequenta boschi e campagne.

Gli screenshot del disegno di legge con l’intestazione del Mipaaf

Il ministro conclude il post dicendo che “nella nostra democrazia non ha ragione chi strilla di più ma le regole della nostra Costituzione“. Come rilevato dalle associazioni ambientaliste e animaliste che per prime hanno denunciato l’articolato (Enpa, Lac, Lav, Lipu e Wwf), il disegno di legge si scontra proprio con l’articolo 9 della Costituzione. E, purtroppo per i cittadini italiani, con le normative europee. Fatto, questo, che ci esporrebbe a nuove procedure d’infrazione nella gestione della fauna selvatica: vale a dire sanzioni che la collettività si trova costretta a dover pagare. Il governo, ora, punta a presentare la riforma nel più breve tempo possibile in Cdm. Dopodiché, siccome si tratta di un collegato ambientale alla legge di Bilancio, avrà una via preferenziale in Parlamento, con l’obiettivo – già dichiarato dallo stesso ministro – di approvare il ddl prima di settembre, cioè prima della prossima stagione venatoria. La cosa positiva scritta da Lollobrigida è che ci saranno “le audizioni delle associazioni ambientaliste, animaliste, agricole, venatorie e quanti interessati dal tema della salvaguardia del patrimonio faunistico”. Un aspetto non scontato.

Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it
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