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Ottanta economisti contro l’indebolimento delle norme Ue su sostenibilità e diritti: “No all’esternalizzazione dei costi ambientali e sociali”

Gli ammorbidimenti delle direttive in materia, spiegano, non sono solo politicamente miopi, ma anche economicamente infondati. La Campagna Impresa 2030 è sostenuta da ong come ActionAid, Fairtrade, Fondazione Finanza Etica, Oxfam Italia, Save the Children e We World
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Oltre 80 economisti europei, tra i quali 13 italiani, lanciano l’allarme sul pacchetto Omnibus I della Commissione Europea, sostenendo che rappresenta una battuta d’arresto significativa che potrebbe compromettere la leadership globale dell’Ue in materia di sostenibilità e diritti umani. Gli economisti spiegano che i tentativi di indebolire la direttiva sulla due diligence in materia di sostenibilità aziendale (CSDDD) e la direttiva sul reporting di sostenibilità aziendale (CSRD) all’interno del pacchetto Omnibus I non sono solo politicamente miopi, ma anche economicamente infondati. E chiedono a Commissione, Consiglio e Parlamento europeo di garantire un’attuazione tempestiva e ambiziosa della CSDDD e delle altre normative del Green Deal europeo.

“Rifiutiamo una concezione della concorrenza che accetta l’esternalizzazione dei costi sociali e ambientali a danno della natura, del clima, dei lavoratori e delle persone colpite lungo le catene di approvvigionamento globali”, si legge nella dichiarazione congiunta Oltre i profitti a breve termine: perché l’UE deve difendere la direttiva sulla due diligence in materia di sostenibilità aziendale e il Green Deal. “Dal punto di vista economico, giuridico ed etico, non è accettabile che la collettività e le future generazioni si facciano carico dei costi ecologici e sociali derivanti da pratiche aziendali irresponsabili. Già oggi, i costi della distruzione ambientale e della crisi climatica sono enormi. Più a lungo permetteremo che questa distruzione continui, più danneggeremo noi stessi e l’economia europea”.


Gli ammorbidimenti delle direttive vengono giustificati come parte di una cosiddetta “rivoluzione della semplificazione” nell’ambito del nuovo Patto europeo per la competitività, che trarrebbe origine, tra l’altro, dal rapporto di Mario Draghi commissionato da Ursula von der Leyen. Ma “il rapporto principale non menziona nemmeno la CSDDD, e l’analisi approfondita allegata si limita a una sola frase in cui afferma che “il quadro europeo per il reporting di sostenibilità e la due diligence è una fonte importante di oneri normativi”, senza fornire alcuna prova empirica”.

La dichiarazione congiunta degli economisti smonta l’argomentazione secondo cui le normative sulla sostenibilità influiscono negativamente sulla competitività. “Il rallentamento della crescita e la perdita di competitività a livello globale sono dovuti ad altri fattori strutturali e politici”, spiegano, dalla crisi dei prezzi energetici alla debolezza del modello economico orientato all’export dopo il calo della domanda globale, dalle politiche salariali al ribasso con contestuale redistribuzione della ricchezza dal basso verso l’alto ai decenni di mancati investimenti nelle infrastrutture pubbliche e nei servizi pubblici dovuti a politiche fiscali restrittive. Fino a politiche industriali inadeguate nei settori chiave e del futuro, come le energie rinnovabili e la mobilità elettrica, e carenza di manodopera qualificata, dovuta al sottofinanziamento dell’istruzione e della formazione e a politiche migratorie troppo restrittive.

Le regolamentazioni pubbliche comportano certo dei costi, ammettono gli economisti, che però devono essere valutati rispetto ai benefici. I costi di conformità per le grandi aziende nell’attuazione degli obblighi di due diligence sono trascurabili, in media solo lo 0,009% del fatturato secondo uno studio della London School of Economics. Inoltre vanno considerati i rischi per la fiducia degli investitori e la coerenza normativa in caso di revoca delle norme sulla sostenibilità.

“L’Istat ha di recente confermato una forte relazione positiva tra sostenibilità e produttività tra le imprese più impegnate nella tutela dell’ambiente”, aggiunge Cristiano Maugeri di ActionAid, co-portavoce della Campagna Impresa 2030, partita nel 2021 e sostenuta anche da Equo Garantito, Fair, Fairtrade, Focsiv, Fondazione Finanza Etica, HRIC (Human Rights International Corner), Mani Tese, Oxfam Italia, Save the Children e We World.

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