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Ok in Senato all’emendamento sui nuovi contratti per i ricercatori: soddisfatta l’accademia, non i dottorandi

Il provvedimento voluto dal senatore Mario Occhiuto e dalla senatrice a vita Elena Cattaneo va nella direzione della riforma Bernini del pre-ruolo, bloccata perché osteggiata dai lavoratori dell’Università
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È stato approvato in Senato l’emendamento per assumere dottorandi e ricercatori con incarichi di ricerca e post-doc. Un provvedimento voluto dal senatore Mario Occhiuto e dalla senatrice a vita Elena Cattaneo, che va nella direzione della riforma Bernini del pre-ruolo, oggi bloccata perché osteggiata dai lavoratori dell’Università. Il testo di Occhiuto-Cattaneo accontenta le richieste di rettori e vertici universitari, che da tempo chiedono strumenti “più flessibili” per assumere figure accademiche con diversi inquadramenti prima di contratti stabili.

Proprio pochi giorni fa Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Accademia dei Lincei, Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e altri accademici in posizioni apicali – tra cui il premio Nobel Giorgio Parisi – avevano lanciato l’allarme sulla difficoltà di assumere i dottorandi e ricercatori vincitori dei bandi europei del percorso Marie Skłodowska-Curie Actions (Msca)
dopo che, con l’abolizione dell’assegno di ricerca lo scorso febbraio, erano rimaste in mano agli atenei solo due forme contrattuali: la borsa di studio per dottorandi, inaccessibile ai Marie Curie, e il contratto di ricerca, pensato per accademici con percorsi gradualmente strutturati.

Con l’emendamento Occhiuto-Cattaneo sarà possibile applicare l’incarico di ricerca, simile all’ormai ex assegno di ricerca, anche a chi abbia vinto un dottorato finanziato dal percorso Marie Curie. “L’Accademia dei Lincei accoglie con viva soddisfazione il voto positivo della Commissione parlamentare che ha definitivamente varato il provvedimento”, ha commentato il presidente dei Lincei Roberto Antonelli. E come lui esulta Antonio Zoccoli, presidente della Consulta dei presidenti degli enti pubblici di ricerca (Coper) e dell’Infn, entrambi tra i firmatari della lettera appello sull’introduzione delle nuove forme contrattuali: “Si risolve così il problema di contratti per giovani ricercatori e ricercatrici a inizio carriera e del loro accesso ai bandi internazionali”, ha detto Zoccoli.

Meno entusiasti sono i diretti interessati, i lavoratori professionalmente giovani dell’Università, che da mesi chiedono lo stop alla riforma del pre-ruolo, e che il 20 maggio hanno protestato davanti a Palazzo Madama proprio mentre l’emendamento Occhiuto-Cattaneo veniva messo ai voti. “Questo provvedimento crea una duplicazione non necessaria del contratto di ricerca – spiega a ilfattoquotidiano.it Raffaele Vitolo, coordinatore dell’area ricerca dell’Associazione di dottorandi e dottori di ricerca (Adi) –. L’incarico post-doc ha le stesse prerogative e retribuzione minima del contratto di ricerca, con la differenza che il trattamento economico sarà stabilito per decreto e non con un contratto nazionale, è una frammentazione”.

La richiesta dei vertici universitari si concentrava poi sull’introduzione di forme contrattuali che consentissero l’avvio di un dottorato anche a chi non può usufruire di una borsa di studio perché vincitore di finanziamenti Marie Curie per il dottorato. “Migliorare l’inquadramento dei dottorandi è una richiesta accettabile, ma attraverso l’incarico di ricerca ci si limita a frammentare i ruoli, e a creare disparità, perché soltanto i vincitori di Marie Curie potranno accedere a quei bandi”. Secondo i precari, la soluzione sarebbe stata invece creare un contratto di dottorato (anziché una borsa) e lavorare al miglioramento del contratto di ricerca, che da febbraio era rimasto l’unico strumento di assunzione proprio per evitare la frammentazione dei ruoli.

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