“Io non mi chiamo de Coubertin (fondatore dei Giochi Olimpici, ndr), noi non facciamo il referendum per partecipare. Vogliamo raggiungere il quorum e credo ci siano tutte le condizioni per arrivarci“. Sono le parole pronunciate nella trasmissione Il caffè della domenica (Radio24) dal segretario generale della Cgil Maurizio Landini, rispondendo a una domanda della conduttrice Maria Latella che gli chiede quale percentuale di partecipazione popolare al voto preferirebbe, nel caso in cui non venisse raggiunto il quorum al referendum dell’8 e del 9 giugno.
Scudisciata di Landini all’informazione della tv pubblica: “In questi giorni in cui stiamo girando e facendo volantinaggio nei mercati, comizi nei piccoli Comuni, assemblee, io vedo crescere l’interesse. È importante che se ne parli, a differenza di quello che sta facendo la Rai, perché man mano che la gente sa e conosce i quesiti, va a votare. Io penso che il quorum sarà raggiunto perché nessuno vuole che il proprio figlio o il proprio nipote sia precario e che continui a doversene andare dal nostro paese. E non può continuare a essere che chi lavora è povero“.
Landini si sofferma sull’iniziativa in programma domani a Roma assieme ad alcuni leader dell’opposizione (Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Riccardo Magi e Maurizio Acerbo): dalle 17 di lunedì 19 maggio, ai giardini di piazza Vittorio, si svolgerà l’evento “Maratona contro l’astensionismo, il voto è libertà”, uno speaker’s corner in cui si susseguiranno interventi dei rappresentanti del comitato promotore, leader politici, personalità del mondo della cultura e dello spettacolo che hanno aderito all’iniziativa.
“Saremo tutti insieme – ribadisce il sindacalista – credendo nella possibilità di raggiungere il quorum. Stiamo difendendo è il diritto di andare a votare e di essere informati, quindi è proprio una maratona contro l’astensionismo. Tra l’altro, a differenza delle elezioni, col referendum non voti per questo o quel partito, ma per cancellare queste leggi balorde che hanno tolto diritti. E noi stiamo chiedendo di cancellare leggi sulla precarietà – spiega – di dare più tutele contro la salute e la sicurezza, di cambiare quel sistema di appalti e subappalti che sta facendo morire le persone. Stiamo chiedendo di ripristinare leggi che tutelano contro i licenziamenti tutti i lavoratori, stiamo chiedendo di dare la cittadinanza a quelle persone che da anni in Italia lavorano e pagano le tasse”.
Il segretario della Cgil sbugiarda la minoranza riformista del Pd, che si è dissociata dalla linea della segretaria Elly Schlein sul quesito referendario relativo al Jobs Act: “Dicono che il Jobs Act aveva limitato il potere di licenziare e che con questo referendum si torna alla libertà di licenziamento? Bugia pura. Con il Jobs Act si era tolto il reintegro: oggi per i giovani e per quelli assunti dopo il 2015, in caso di ingiusto licenziamento, non si torna nel posto di lavoro – continua – perché l’impresa ti dà un po’ di soldi e ti lascia fuori. Noi torniamo a ripristinare il reintegro, cioè il diritto del lavoratore il quale, se ingiustamente licenziato, ha diritto a tornare nel suo luogo di lavoro. Il Jobs Act invece aveva mercificato il lavoro e aveva determinato che, anche se era ingiusto il licenziamento e l’impresa aveva torto, il datore di lavoro, con un po’ di soldi, poteva metterti fuori dalla sua azienda”.
E aggiunge: “È talmente vero quello che dico che se un lavoratore con il contratto ‘Tutele progressive’, nato con il Jobs Act, va in banca e chiede un prestito, non glielo danno perché è considerato come un contratto a termine, che non ha quelle tutele a tempo indeterminato. Banalmente stiamo dicendo che in futuro il contratto e il rapporto di lavoro deve essere quello a tempo indeterminato con la tutela contro i licenziamenti ingiusti”.
Circa la spaccatura interna al Pd a causa del referendum, Landini osserva: “Noi stiamo tentando di cancellare leggi fatte sia dai governi di centrosinistra, sia da quelli di centrodestra. Questo voto non è un voto contro questo governo, quel governo, questo partito o quell’altro partito. Questo è un voto per mettere in discussione la logica con cui sono state fatte le leggi sul lavoro negli ultimi vent’anni: chi va a votare lo fa per rimettere al centro il lavoro e i diritti e per chiedere il cambiamento delle logiche con cui invece si è liberalizzato e precarizzato il mondo del lavoro”.
E conclude: “Io prendo atto del fatto che il Pd non solo sarà in piazza con noi assieme alla sua segretaria, ma, per quello che io so, all’unanimità dentro quel partito hanno liberamente deciso e votato di sostenere tutti e cinque i referendum, compreso quello sulla cittadinanza. Noi ci stiamo rivolgendo a tutti i cittadini, in particolare a quella metà di cittadini che da anni non va più a votare perché non si sente più rappresentata da nessuno. E siccome – chiosa – molti di questi sono proprio precari, oggi col referendum hanno uno strumento per tornare a decidere loro. Perché sei tu cittadino che, andando a votare, decidi immediatamente sul futuro cambiando le leggi. Se raggiungiamo il quorum, il giorno dopo milioni di persone avranno quei diritti che oggi non avrebbero“.