“La morte di Daniela Gaiani non fu suicidio ma femminicidio”: l’11 giugno la decisione del gup sul marito

“Non fu suicidio ma femminicidio“. Svolta nell’indagine sulla morte di Daniela Gaiani, la donna trovata senza vita sul suo letto il 5 settembre 2021 a Castello d’Argile, un comune della provincia di Bologna. Quello che, all’epoca dei fatti, sembrò un suicidio (o venne inscenato come tale), per la Procura è invece l’ennesimo femminicidio. Secondo la Procura, che ha chiesto il rinvio a giudizio del marito Leonardo Magri, l’uomo 54enne avrebbe ammazzato la moglie perché la considerava un ostacolo alla relazione extraconiugale che aveva intrapreso con una donna più giovane. A indurre la Procura e il pm Augusti Borghini a ipotizzare, nell’avviso di fine indagine, l’omicidio volontario aggravato sono stati diversi elementi sospetti, individuati nella scena del presunto suicidio. All’epoca dei fatti il marito raccontò che la coniuge, affetta da depressione, si era suicidata: sarebbe stato il secondo – riuscito – tentativo di mettere fine alla sua vita. Dichiaratosi innocente, Magri era a piede libero. La conclusione dell’udienza preliminare dell’imputato davanti al giudice Salvatore Romito è stata fissata per il prossimo 11 giugno.
L’omicidio Gaiani – Daniela Gaiani, 58 anni, fu trovata senza vita nel letto coniugale la mattina del 5 settembre 2021. A chiamare i soccorsi lo stesso Magri che, mostrato loro il nastro “gros grain” con cui la donna si sarebbe impiccata alla testiera del letto, raccontò di essere tornato a casa, la sera prima, a notte fonda e di non essersi accorto che la moglie giaceva morta accanto a lui. Se ne accorse – raccontò – una volta alzato, dopo aver allentato la corda con cui Daniela si era strangolata.
Gli elementi sospetti – Diversi furono gli indizi che portarono gli inquirenti a non avvalorare le dichiarazioni del marito. Anzitutto la corda, su cui non si trovarono segni di tensione né nodi. Quindi il dislivello tra testiera e posizione del corpo, nonché il braccio della vittima che, trovato in una posizione innaturale, smentiva la naturale posizione distesa post mortem, facendo ipotizzare agli inquirenti uno spostamento del cadavere. E ancora: un pacchetto di sigarette aperto dalla parte sbagliata (dalla parte cioè del tabacco, errore che solo un non fumatore – come Magri – poteva fare) e le stesse dimensioni ridotte del letto (140 centimetri in larghezza) che rendevano poco credibili le parole del marito. Un ulteriore elemento si aggiunse al quadro: il mix di alcol e psicofarmaci di cui abusava la donna e che – dato l’alto dosaggio rilevato dalla perizia tossicologica – l’avrebbe stordita al punto da farle perdere la lucidità e da renderle oggettivamente impossibile uno strangolamento autonomo.
La posizione dell’accusa – Leonardo Magri, rappresentato legalmente dall’avvocato Ermanno Corso, si è sempre dichiarato innocente, raccontando di essere uscito di casa dopo le 21 per acquistare un pacco di sigarette alla moglie, di essere rientrato nell’abitazione per consegnargliele, per poi uscire nuovamente rientrando a notte fonda. Ma la seconda autopsia effettuata sul cadavere della moglie dimostrò che l’orario del decesso poteva esser fatto risalire a prima delle 21, quando cioè Magri era ancora nell’abitazione. Poi, il movente. Da mesi Magri portava avanti una relazione extraconiugale all’insaputa della Gaiani. “Entrambi stavamo male per una relazione che aveva bisogno di una svolta” disse l’amante in sede d’interrogatorio. Per la Procura il movente del femminicidio è da riferirsi al tradimento, che Magri voleva “portare avanti in piena libertà”, come registrò la redazione bolognese del Corriere della Sera. La notte dell’omicidio Magri – riportò il Corsera – era fuori proprio con l’amante: una relazione complicata, legata all’incapacità dell’uomo di lasciare la moglie. Un’ulteriore elemento di sospetto riguardò poi una contraddizione rilevante nelle parole della donna che, intercettata al telefono, disse ad un’amica: “Prima [Magri, ndr] mi ha detto di averla trovata sul divano, poi ha raccontato del letto”.
“Magri – commentò la difesa Ermanno Corso – si dichiara innocente e lo fa a gran voce oggi ancora di più, come ha fatto rendendo la sua versione dei fatti senza timori in corso di indagine”. Oggi però, 14 maggio 2025, i familiari della vittima, la sorella e il fratello (assistiti dall’avvocato Daniele Nicolin) e i genitori (rappresentati dall’avvocata Valentina Niccoli), sono stati ammessi come parti civili nonostante le eccezioni della difesa. Parte civile sarà anche l’Associazione ‘La Caramella Buona onlus’ impegnata nella lotta alla pedofilia e al contrasto alla violenza sulle donne, rappresentata dalla legale Barbara Iannuccelli. La sorella della vittima, Angela Gaiani, commentò così le dichiarazioni di Magri sui tentativi suicidi messi in atto da Daniela: “Mia sorella non è mai stata in cura per depressione, non era una persona che avrebbe mai messo fine alla sua vita e non c’è mai stato nessun precedente tentativo di suicidio. Queste cose le ha raccontate lui ma nessuno lo ha confermato”.
“Ho svolto alcune eccezioni formali sulla raccolta del materiale probatorio – ha spiegato l’avvocato di Magri -, e siccome sono questioni complesse il giudice si è preso tempo per verificare il contenuto. Tecnicamente abbiamo iniziato ad affrontare il problema dell’irritualità dell’acquisizione probatoria in merito ad alcune consulenze. Ho presentato una memoria di oltre 20 pagine. Ci sono alcune irregolarità formali sulla mancanza dell’avviso per l’analisi dei cellulari e le consulenze tossicologiche, merceologiche e autoptiche, a cui praticamente non abbiamo partecipato. C’è un vizio genetico in questo processo”. L’avvocato Nicolin: “L’11 giugno discuteremo sul rinvio a giudizio, che per me sembra doveroso”.