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Carta del docente bloccata, così gli insegnanti sospesi perdono il diritto alla formazione. I sindacati: “Irrazionale”

La sanzione disciplinare toglie la possibilità di spendere i cinquecento euro: è toccato da ultimo allo scrittore Christian Raimo, sanzionato per aver "offeso" il ministro Valditara
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Chi viene sospeso anche per un solo giorno da scuola a causa di un provvedimento disciplinare perde il diritto alla formazione. È quanto accaduto da ultimo allo scrittore Christian Raimo, punito con tre mesi di sospensione per aver “offeso”, secondo l’Ufficio scolastico regionale, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Non esiste proporzionalità per chi viene sanzionato dal ministero: che ti abbiano tolto lo stipendio perché sei arrivato in ritardo a scuola senza giustificato motivo, perché non hai compilato i documenti scolastici o perché hai violato il segreto d’ufficio, non potrai più spendere i cinquecento euro per l’aggiornamento professionale contenuti nella Carta del docente. Chi ha provato ad accedere si è trovato la home bloccata con la scritta: “Utente non autorizzato in base alle verifiche effettuate sul fascicolo personale”. In buona sostanza, meglio spendere tutti i soldi subito, perché non si sa mai che può accadere.

Una disposizione che trova la completa contrarietà delle organizzazioni sindacali. A intervenire con forza è il numero uno della Uil Scuola Giuseppe D’Aprile: “L’inibizione dell’utilizzo della Carta docente in caso di provvedimenti disciplinari a cui è eventualmente sottoposto l’insegnante è una sanzione irrazionale che nulla ha a che fare con la formazione del docente. Inoltre la materia non è strettamente regolamentata, dal momento che nel Dpcm 281 del 1° dicembre 2016, che attua le disposizioni in materia di utilizzo della carta, non si fa riferimento né alla tipologia o entità della sanzione, né al numero di giorni di sospensione. Ciò anche alla luce di una situazione paradossale sulla responsabilità disciplinare del docente che continuiamo a denunciare, perché al momento non regolata dal Contratto di lavoro, in cui l’amministrazione avvia il procedimento disciplinare e la stessa, al contempo, determina la sanzione da attribuire al docente”.

Ad oggi, infatti, il dirigente scolastico o l’Ufficio scolastico è sia “pubblico ministero” che “giudice“: lo stesso soggetto, infatti, “indaga” sul fatto acquisendo prove e documenti e poi irroga le sanzioni. Un’anomalia più volte denunciata dai sindacati. Sempre a proposito della Carta docente, il segretario della Uil scuola chiede al governo di “estendere il beneficio anche al personale a tempo determinato al30 giugno, inclusi gli educatori e gli Ata, e non ridurne l’importo. Significherebbe riconoscere e valorizzare il lavoro professionale di tutto il personale, un primo passo verso un tipo di formazione continua e retribuita, necessaria per rafforzare l’intero sistema scolastico sotto ogni punto di vista”.

D’accordo con lui anche la segretaria della Cisl Scuola, Ivana Barbacci: “È evidente che questa disposizione di legge va modificata perché non equa. Tuttavia, i cinquecento euro di bonus non sono risorse contrattuali, quindi non le gestiamo noi ma il legislatore”. Un problema per molti docenti, perché la casistica che può portare a essere sanzionati è delle più varie: dalla mancata partecipazione alle riunioni degli organi collegiali al trovarsi a scuola non meno di cinque minuti prima dell’inizio delle lezioni per assistere all’ingresso degli alunni; alla mancata sorveglianza degli alunni durante tutto il tempo in cui essi sono a scuola alle manifestazioni di dissenso sui social nei confronti dell’Amministrazione. Il tutto a discrezione del preside o dell’Ufficio scolastico territoriale o regionale.

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