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“Clima costruttivo” ai colloqui Iran-Usa sul nucleare a Roma. Il mediatore: “Ora l’improbabile è possibile”

Sabato prossimo, 26 aprile, si terrà un nuovo appuntamento negoziale a Muscat. Teheran: "Aperti alla cooperazione per dissipare ogni dubbio sulla natura pacifica del programma nucleare. Ma le sanzioni illegali devono essere revocate in modo affidabile"
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Si sono svolti “in un clima costruttivo” i colloqui tra Iran e Usa sul nucleare ospitati a Roma. Nella cornice dell’ambasciata dell’Oman, che ha il ruolo di mediatore tra le due parti, Steve Witkoff, l’inviato degli Stati Uniti in Medio Oriente e il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, sono tornati a confrontarsi dopo il primo round tenutosi il 12 aprile a Muscat. E proprio la capitale del sultanato ospiterà il prossimo appuntamento negoziale di sabato prossimo, 26 aprile.

“I colloqui si sono svolti in un clima costruttivo e posso dire che stanno andando avanti”, ha detto Araghchi alla tv di Stato. “Spero che dopo i colloqui tecnici saremo in una posizione migliore”, ha aggiunto, sottolineando che “questa volta siamo riusciti a raggiungere una migliore comprensione di una serie di principi e obiettivi”. Teheran “proseguirà con serietà il percorso dei colloqui” per vedere revocate le sanzioni economiche contro il Paese, rimarca il portavoce del ministero degli Esteri Esmail Baghaei. “Abbiamo chiaramente affermato di essere aperti alla cooperazione per dissipare ogni dubbio sulla natura pacifica del programma nucleare iraniano. Tuttavia, crediamo anche che le sanzioni illegali imposte all’Iran debbano essere revocate in modo affidabile, con garanzie per la loro concreta attuazione”.

Il ministero degli Esteri dell’Oman Badr Albusaidi ha riferito della volontà delle parti di continuare i colloqui per cercare un accordo che garantisca che l’Iran sia “completamente libero da armi nucleari e sanzioni e mantenga la sua capacità di sviluppare energia nucleare in modo pacifico”. Poi ha ringraziato in un post su X l’omologo iraniano e l’inviato speciale americano scrivendo che i colloqui “stanno prendendo slancio” e ora “anche l’improbabile è possibile”.

In mattinata Araghchi, prima dei colloqui con Witkoff, ha incontrato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Roma diventa capitale di pace e dialogo”, scrive il titolare della Farnesina aggiungendo di avere “incoraggiato” il suo omologo “a proseguire nel cammino del negoziato contro l’arma nucleare. L’auspicio del governo italiano è che tutti insieme si possa arrivare ad una soluzione positiva per il Medio Oriente”. Araghchi dal canto suo ha ringraziato Tajani “per le disposizioni pianificate, in coordinamento con l’Oman, per tenere il secondo round di colloqui a Roma”.

Intanto il ministro di Israele per gli Affari strategici, Ron Dermer, si trova oggi nella capitale ed è stato visto nello stesso hotel in cui alloggia Witkoff. Non è chiaro se sia stato coinvolto nei colloqui sull’Iran né se sia previsto un incontro tra i due. I colloqui tra Washington e Teheran si sono tenuti in un momento storico, dati i decenni di inimicizia tra i due Paesi dalla Rivoluzione islamica del 1979 e dalla crisi degli ostaggi dell’ambasciata statunitense. Nel 2018 Trump, durante il suo primo mandato, si è ritirato unilateralmente dall’accordo nucleare iraniano – firmato tra Iran, i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti) più la Germania e l’Unione europea nel 2015 sotto l’amministrazione Obama – con l’obiettivo di limitare drasticamente l’arricchimento dell’uranio da parte di Teheran in cambio della revoca delle sanzioni economiche – innescando una spirale di attacchi e negoziati che non sono riusciti a ripristinare l’accordo.

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