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Ultimo aggiornamento: 13:05 del 16 Aprile

“Violenza di matrice fascista”: un migliaio di persone a Genova al presidio per il sindacalista Cgil picchiato

In piazza c'erano anche la candidata sindaca Salis e Andrea Orlando
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Un migliaio di persone hanno partecipato, martedì pomeriggio, al presidio antifascista in solidarietà con Fabiano Mura, sindacalista della Fillea Cgil, aggredito poche ore prima sulle alture del quartiere di Sestri Ponente, a Genova. “Due uomini sconosciuti l’hanno avvicinato mentre scendeva dall’auto di servizio, sulla quale erano esposti i loghi della campagna referendaria su lavoro e cittadinanza – spiega Igor Magni per la Cgil –. Hanno urlato ‘comunista di merda‘, gli hanno sputato addosso, hanno fatto il saluto romano e si sono lanciati contro di lui con due pugni dei quali uno al volto”.

Il sindacalista è riuscito a divincolarsi e a ripartire, ma è dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso: “L’adesivo sul referendum lo ha reso un bersaglio e chi ha compiuto questo gesto pensava forse di intimidirci, invece ci ha resi ancora più uniti”. Un’aggressione di matrice squadrista inaspettata e completamente inedita per Genova, dicono i partecipanti al presidio, dove la presenza di simpatizzanti neofascisti è sempre stata marginale. In piazza c’erano abitanti del quartiere, militanti di Arci e Anpi, sindacati di base, delegazioni di partito, associazioni e la candidata sindaca del centrosinistra Silvia Salis. L’amministrazione uscente ha scelto di non partecipare. “Mi attaccano ogni giorno con argomentazioni populiste e non voglio abbassarmi a quei livelli – ha detto Salis – Spero che oggi abbiano avuto una buona scusa per non esserci. Genova è medaglia d’oro per Resistenza, la nostra è una cultura progressista e antifascista e su questi valori non possiamo retrocedere neanche di un centimetro”.

Da Lega e Fratelli d’Italia, che per le elezioni comunali sostengono Pietro Piciocchi, già ‘braccio destro’ di Bucci, sono arrivate solo dichiarazioni generiche contro “ogni forma di violenza”. Per il dem Andrea Orlando: “Questa non è violenza in generale, è violenza con una matrice precisa: fascista. Non chiamare le cose con il proprio nome significa non avere intenzione di combatterle”.

Molti interventi dal megafono hanno denunciato la legittimazione crescente del discorso neofascista, mentre il presidio si è concluso con un corteo che ha attraversato le vie del quartiere.

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