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Millennium racconta il 26 Aprile: dopo la Liberazione, criminali fascisti impuniti e in carriera

In vista degli 80 anni dal 25 Aprile 1945, il mensile diretto da Peter Gomez approfondisce con numeri e storie quello che accadde dopo. Non solo l'amnistia di Togliatti: il colpo di spugna arrivò da giudici che avevano servito il regime, persino nei Tribunali della razza. Edda Negri Mussolini: "Per mio nonno Benito sarebbe stato meglio un processo pubblico". Lo storico Gianni Oliva: "L'Italia si autoassolse, ma il fascismo lo aveva inventato ed esportato"
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Il 19 novembre 1971, ai funerali di Piero Brandimarte si presenta anche un reparto di bersaglieri per tributargli gli onori militari. Squadrista nel Ventennio, Brandimarte aveva diretto la strage di Torino, il 18 e il 19 novembre 1922, in cui furono massacrati fra gli 11 e i 24 militanti di sinistra. Dopo la Liberazione, nel 1952 fu assolto dalla Corte d’assise d’appello di Bologna per insufficienza di prove. Peccato che in un’intervista avesse in sostanza rivendicato la mattanza.

È solo uno dei tanti casi di impunità che seguirono la Liberazione. In vista dell’ottantesimo anniversario di quel 25 aprile 1945, Millennium, il mensile diretto da Peter Gomez, dedica la copertina del nuovo numero a un simbolico “26 aprile”, quando l’entusiasmo per la sconfitta del nazifascismo lasciò il passo non solo a un generale colpo di spugna verso chi era responsabile di fucilazioni, torture, deportazioni, ma persino al riciclaggio di figure del Regime – magistrati, prefetti, poliziotti, alti funzionari – in posizioni di vertice della nascente Repubblica. Diversi nomi riemergeranno nelle cronache della stragi e della strategia della tensione. Il numero esce in edicola sabato 12 aprile e venerdì 18 nelle librerie e negli store online, dove è comunque preordinabile (trova qui il punto vendita più comodo per te).

Su 5.928 fascisti sanzionati dopo la Liberazione, 5.328 furono scarcerati anzitempo – si legge nell’approfondita inchiesta di Massimo Novelli – mentre erano stati assunti in servizio nella Repubblica italiana tutti i 524 magistrati di cassazione del Regime e il 70% dei consiglieri d’appello. Risultato, molti criminali nazi-fascisti furono assolti da giudici che avevano elaborato o applicato le leggi fasciste, comprese le leggi razziali.

Tutta colpa dell’amnistia di Togliatti? Non proprio, documenta una ricostruzione di Roberto Casalini: certo, il leader del Pci voleva voltare pagina dopo anni di tragedie e fece pure i suoi calcoli politico-elettorali, però puntava a punire almeno crimini più efferati. Ma molti giudici di cui abbiamo detto stravolsero il testo con sentenze acrobatiche. È la grande rimozione. L’Italia “si autoassolve”, dice in un’intervista lo storico Gianni Oliva, si dipinge come vittima di un regime crudele e del terrore nazista, ma “l’Italia non aveva subito il fascismo, l’aveva inventato ed esportato in tutto il mondo”.

E chissà che piega avrebbe preso un processo a Benito Mussolini. Se lo chiede sua nipote Edda Negri Mussolini, intervistata da Ettore Boffano: “Quando penso alla fucilazione, mi ripeto che sarebbe stato meglio un processo pubblico. Alla fine, forse, sarebbe stato fucilato lo stesso, ma almeno avrebbe potuto parlare di molte cose, avrebbe potuto dare delle risposte”.

Sono solo alcuni degli approfondimenti proposti da Millennium nel numero di aprile. Il mensile è disponibile qanche nella forma conveniente dell’abbonamento, digitale e/o cartaceo, che dà diritto di accedere anche allaversione navigabile del numero corrente e all’archivio.

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