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Germania “in crisi profonda”, le stime di crescita per il 2025 tagliate allo 0,1%

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Nel 2025 la Germania rischia di sperimentare un altro anno di crestina nulla o leggermente negativa, dopo il – 0,2% del 2024. Gli istituti economici tedeschi vedono l’economia tedesca in una “profonda crisi” e cambiano significativamente al ribasso le loro precedenti previsioni. L’attesa per l’anno in corso è ora di un modesto + 0,1%. Per l’anno 2026 è indicata una notevole accelerazione della crescita, che salirebbe all’1,3%. Nelle sue ultime previsioni il Fondo monetario internazionale indica per il pil tedesco un incremento dello 0,3% quest’anno e dell’1,1% il prossimo. Mercoledì anche l’Italia ha operato una decisa riduzione delle previsioni di crescita, fissata ora allo 0,6%. Il ministro Giorgetti ha sottolineato l’estrema difficoltà nel fare stime in questa fase di forte incertezza.

“L’economia tedesca è ancora in crisi”. A pesare è “l’incertezza politica” provocata dal cambio di governo, dalla politica commerciale di Donald Trump, e dal deterioramento della situazione della sicurezza europea, di legge nel rapporto previsionale. “La politica aggressiva degli Usa sui dazi tiene il mondo con il fiato sospeso”, ha spiegato l’economista Klaus Weyestrass. “I dazi frenano il commercio e sono imprevedibili, ha aggiunto. Come abbiamo visto ieri le cose possono cambiare ogni giorno”

La Bundesbank, banca centrale tedesca, ha diffuso uno studio in cui si mette in evidenza come l’inflazione derivante dalla guerra in Ucraina abbia colpito in particolar modo le famiglie più povere in Germania. Il patrimonio netto della metà inferiore delle famiglie tedesche è diminuito di oltre il 20% tra il 2021 e il 2023. Sebbene nel periodo osservato la ricchezza media di tutte le famiglie tedesche sia cresciuta del 2,6%, raggiungendo i 324.800 euro, in valore reale si è registrato un calo di quasi l’11%

Le famiglie più povere detengono la maggior parte del loro patrimonio in investimenti a basso rendimento e basso rischio. Tra gli esempi rientrano i conti di risparmio e i conti correnti, nonché i depositi a termine fisso. Con l’aumento delle attività, a queste si aggiungono forme di investimento più rischiose, come titoli e partecipazioni tacite in società, che in genere generano rendimenti più elevati. Anche per i patrimoni di maggiori dimensioni la proprietà immobiliare svolge un ruolo crescente e stabilizzante. Nonostante un leggero aumento delle quote, i possessori di azioni (il 18% di tutte le famiglie) e di quote di fondi comuni di investimento (il 24%) sono ancora una minoranza. Sono in calo gli investimenti classici come i conti di risparmio (67%) e le assicurazioni sulla vita (39%).

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