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Giornalisti minacciati e spiati: la libertà di stampa è ancora messa sotto pressione

Possiamo rallegrarci che alcuni giornali preferiscano essere querelati piuttosto che piegarsi a certe regole
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di Matteo Pagliuso

Sigfrido Ranucci, Andrea Joly, Francesca Fagnani e tanti altri hanno una cosa in comune. Tutti sono giornalisti che sono stati minacciati. Nel 2024, l’Osservatorio Ossigeno per l’Informazione ha rilevato 516 casi di minacce e intimidazioni a blogger, giornalisti e altri divulgatori. Dal 2006 sono stati identificati 7555 casi di minacce. Il rapporto, ovviamente, non comprende necessariamente tutti i divulgatori minacciati. In più, il rapporto evidenzia che l’Italia è il paese europeo con più giornalisti minacciati e sotto scorta o protetti dalla polizia. Il rapporto indica anche che le violenze sono: aggressioni, avvertimenti, danneggiamenti e abuso di azioni legale.

Per di più, Reporters sans frontières (Rsf) aggiunge che l’Italia è al 46esimo posto, nel 2024, della classifica sulla libertà di stampa. Criticano soprattutto la legge bavaglio che impedisce ai giornalisti di pubblicare il testuale delle ordinanze cautelari, in altri termini limitando la pubblicazione di certe notizie vere e di interesse pubblico. Rsf sottolinea anche il fatto che i giornalisti che si occupano di mafia sono sistematicamente minacciati.

Inoltre, i giornalisti vengono anche spiati. L’ultimo caso risale a febbraio 2025, in cui Whatsapp ha comunicato che diversi dispositivi sono stati infiltrati dallo spyware Graphite, creato dalla società Paragon Solutions. Nel rapporto di Citizen Lab, realizzato da un team dell’università di Toronto a cui Meta ha consigliato alle vittime di rivolgersi, emergono delle similarità tra i diversi spiati. Diversi attivisti per i diritti umani (come il fondatore di Mediterranea Luca Casarini), critici del governo o giornalisti (come Francesco Cancellato, direttore di Fanpage) risultano essere stati spiati.

Anche una parte della politica interviene in questa vicenda, per esempio, di recente, con Marina Berlusconi (Forza Italia) che vuole un controllo su Report imponendo un altro supervisore a Paolo Corsini e Sigfrido Ranucci, potendo dunque influenzare il programma. Questa proposta è avvenuta poco dopo che Report ha realizzato alcune inchieste, come quelle sui legami di Dell’Utri con Cosa Nostra.

L’unica certezza è che la libertà di stampa è ancora messa sotto pressione, ce lo ricordano i tanti eventi menzionati finora. Nonostante i diversi tentativi di una parte della politica di restringere il diritto d’informazione, ad esempio attraverso l’ultima legge bavaglio, possiamo rallegrarci che alcuni giornali preferiscano essere querelati e anche ricorrere alla Corte di Giustizia Europea per vincere un processo piuttosto che accettare di piegarsi a certe regole. Come afferma la nostra Costituzione: “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure” (Art. 21).

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