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Corteo per Ramy a Torino, la polizia notifica 8 misure cautelari a militanti del centro sociale Askatasuna

I fatti contestati riguardano gli scontri durante il corteo a Torino - lo scorso 9 gennaio - per il 19enne morto il 24 novembre a Milano durante un inseguimento
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Otto misure cautelari (tra arresti domiciliari e obblighi di firma) per altrettanti militanti del centro sociale Askatasuna. I destinatari delle misure sono stati denunciati dalla Digos e risultano indagati per il reato di resistenza aggravata a pubblico ufficiale.

I fatti contestati riguardano gli scontri durante un corteo a Torino – lo scorso 9 gennaio – per Ramy Elgaml, il 19enne di origini egiziane morto il 24 novembre a Milano durante un inseguimento con i carabinieri. In quell’occasione circa 500 manifestanti avevano raggiunto il commissariato di polizia “Dora Vanchiglia” imbrattandone le mura e rompendo le vetrate, provocando un danno di circa 12.500 euro. Avevano poi lanciato bombe carta, razzi, bottiglie di vetro e pietre contro le forze dell’ordine, danneggiando i mezzi di servizio per un totale di circa 18.000 euro, utilizzando anche pali in ferro della segnaletica stradale e transenne metalliche, aprendo uno sportello di un blindato all’interno del quale c’era un militare. I manifestanti avevano poi continuato il corteo per il centro cittadino, raggiungendo piazza Carlina, dove è presente la sede del Comando Legione Carabinieri Piemonte e Valle d’Aosta, lanciando nuovamente pietre, bottiglie, petardi ed altri oggetti contro le Forze dell’Ordine. Durante gli scontri sono rimasti feriti 4 agenti del Reparto Mobile di Torino e un carabiniere.

“La digos si presenta alle prime luci dell’alba a casa di giovani compagni e compagne per notificare diverse misure cautelari. Quando si dice legarsela al dito“, scrivono sui social dal centro sociale di corso Regina Margherita. Lunedì era terminato il maxi processo all’Askatasuna con una sentenza culminata in 18 condanne e 10 assoluzioni, e dove però è caduta l’accusa di associazione per delinquere. Il processo era nato da una lunga indagine condotta dalla digos torinese sulle violenze avvenute negli anni in Val di Susa e durante manifestazioni a Torino.

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