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Giorgetti fa il leghista: “I dazi? Un’occasione per difendere i diritti delle imprese italiane”. E dà via libera alla quinta rottamazione

Dal palco di 'Tutta un’altra economia, la sfida del valore' il ministro dice che "la regolamentazione è un dazio implicito che abbiamo messo alle imprese Ue". Poi critica la Germania e la spesa in deficit per la difesa
Giorgetti fa il leghista: “I dazi? Un’occasione per difendere i diritti delle imprese italiane”. E dà via libera alla quinta rottamazione
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Il Giancarlo Giorgetti sul palco di ‘Tutta un’altra economia, la sfida del valore’, il primo dei tre eventi della Lega che porteranno al congresso federale, ha il cappello del militante del Carroccio. Fan dei dazi di Donald Trump, anche se minacciano le imprese italiane, anti tedesco (“Ora i tedeschi hanno deciso che fanno quel cavolo che gli pare”) e fan della pace fiscale. Il messaggio che ne emerge, è quel che conta, è un via libera del Giorgetti ministro alla quinta rottamazione delle cartelle esattoriali prevista dal disegno di legge in discussione alla commissione Finanze del Senato. Perché va nella direzione di aiutare chi “ha bisogno di poter lavorare senza troppi casini, senza troppe regolamentazioni”, come “la flat tax” per autonomi e piccole imprese. Si vedrà dove il ministero dell’Economia troverà le coperture per la nuova sanatoria che consentirebbe di spalmare il debito residuo su un massimo di ben 120 rate e farebbe perdere alle casse pubbliche circa 5 miliardi.

Gran parte dell’intervento del titolare del Mef è stato comunque dedicato a bandierine care a Matteo Salvini, a partire dalla posizione sulla guerra commerciale che pure – lo aveva detto pochi giorni fa in question time alla Camera – “non conviene a nessuno”. Dall’evento della Lega arriva un ragionamento diverso: “Il dazio è un altro argomento che adesso sembra una bestemmia“, ma Trump “vuole mettere i dazi perché pensa di difendere i giusti diritti delle imprese americane. Io dico che è un’occasione buona per difendere i giusti diritti delle imprese italiane”. E ancora, la frase di Draghi di cui Salvini ha fatto uno slogan: “Non è che la regolamentazione è un dazio implicito che abbiamo messo alle imprese Ue?. Tutte queste direttive approvate tra applausi e entusiasmo dei paesi Ue…”. Per fortuna ora “si passa da una fase di ideologia green a una fase di realismo che è il principio che dovrebbe informare ogni decisione politica“.

Poi le critiche alla Germania che dopo aver voluto il nuovo, rigido Patto di stabilità sottoscritto pure da Giorgetti “siccome non gli va bene a loro adesso fanno il contrario, naturalmente senza aver negoziato nulla”, in modo da poter spendere per la difesa in deroga ai vincoli di bilancio. La posizione sul riarmo europeo è quella nota: “Che improvvisamente si scopra che si devono spendere valangate di miliardi facendo debiti per la difesa è singolare, visto che la guerra in Ucraina c’è da tre anni”. La lite con Meloni sulle spese per difesa? “Naturalmente son tutte balle”, assicura, “ma fa niente. Se i giornalisti decidono che è così è inutile che smentisci”.

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