Fontana reagisce stizzito alle pagelle sulla sanità: in Lombardia non ammettere errori è un dogma
di Roberto Giampietro
“Inaccettabili”. Di più: “Cose cervellotiche”. Senza girarci attorno: “Hanno l’obiettivo di penalizzarci”. Dati senza valore. Fuor di metafora: “Puttanate”. Al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana non è piaciuta la classifica annuale del ministero della Salute sulla qualità di cure regione per regione. La sua è scivolata al settimo posto, penalizzata soprattutto dal risultato del parametro “distretto”, che valuta la medicina territoriale: alcuni valori di questa categoria sarebbero alla base della retrocessione della Lombardia.
Dal Presidente Fontana non mi aspettavo niente di meno di questa scomposta, boriosa e infantile reazione stizzita. La memoria corta dei lombardi ha certamente dimenticato queste parole: “Non ammetterò mai errore della Regione, noi sempre corretti”. Parole che hanno risuonato durante il Covid quando la Lombardia si sciroppò un’altra zona rossa per un errore nei dati sul contagio.
Sono trent’anni che in questo governo regionale vige una presunzione di perfezione, incontestabilità e certezza di giustezza che rasenta il dogma teologico. Non sogno nemmeno che Fontana esprima altrettanta rabbia al pensiero dei penitenziali che i cittadini lombardi “non solventi” devono affrontare per una visita dall’urologo (2025 niente, provare nel 2026). Non ci spero per niente. Detto questo, voglio spezzare una lancia a favore della Sanità in Lombardia: quella della “fanteria” che normalmente regge in piedi il sistema con la propria buona volontà e che oggi è letteralmente in trincea.
La “fanteria” rispetto alla quale i “generali” alla Cadorna sono distanti anni luce, se non altro per umiltà. Come disse Erwin Rommel, nel 1918 ufficiale dell’esercito imperiale tedesco, a proposito dell’esercito italiano comandato da Cadorna: “Ottimi soldati, discreti ufficiali, pessimi generali”.
Sono pessimista. Non spero nemmeno in un generale Diaz per risollevare la mia regione da questa Caporetto a ripetizione. Ma il Governatore non può ammettere errori: è un dogma.