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L’azienda delle infrastrutture energetiche Saipem si fonde con la norvegese Subsea7 in un gruppo da 20 miliardi di ricavi

La nuova azienda avrà sede a Milano. Giorgetti: "Esempio di come il pubblico può valorizzare operazioni industriali imponenti". La Cassa depositi e prestiti ha il 12,82% di Saipem mentre Eni, a sua volta partecipata dal Mef, detiene il 21,9%
L’azienda delle infrastrutture energetiche Saipem si fonde con la norvegese Subsea7 in un gruppo da 20 miliardi di ricavi
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Saipem e la norvegese Subsea7 si fondono. Dall’accordo sottoscritto domenica nascerà un nuovo gruppo, Saipem7, con portafoglio ordini aggregato di 43 miliardi, ricavi per circa 20 miliardi di euro e un margine operativo lordo di oltre 2 miliardi, con 45mila addetti di cui 9mila ingegneri. Per l’operazione gli azionisti di Saipem e Subsea7 disporranno in misura paritetica del capitale del nuovo gruppo. Gli azionisti di Subsea7 riceveranno 6,688 azioni di Saipem per ogni azione posseduta e Subsea7 distribuirà un dividendo straordinario di 450 milioni. Subsea7 vale 4,6 miliardi e Saipem circa 4,56 circa. Nonostante il giudizio positivo di molti analisti sull’accordo, a Piazza Affari il titolo Saipem dopo una fiammata iniziale ha virato in negativo, mentre a Oslo il futuro partner continua a correre (+6,1%).

“L’accordo rappresenta un perfetto esempio di come il pubblico può valorizzare operazioni industriali imponenti. Con questa fusione, infatti, si costruisce un colosso mondiale del settore dell’ingegneria energetica ma con sede in Italia, a Milano”, il commento del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti. La Cassa depositi e prestiti ha il 12,82% di Saipem mentre Eni, a sua volta partecipata dal Mef, detiene il 21,9%.

Annunciata da Repubblica, la notizia dell’integrazione tra le due aziende era nell’aria. Nel febbraio del 2023 l’amministratore delegato di Saipem Alessandro Puliti aveva annunciato la collaborazione con Seaway7, controllata da Subsea7, per le attività di progettazione e di realizzazione di fondazioni per gli impianti eolici a mare (offshore). Proprio le attività eoliche, secondo quanto riferiva allora il manager, erano ormai diventate “il pilastro per la transizione energetica” del gruppo, dopo aver creato tanti problemi nel biennio precedente, sfociati nel rosso da 2,4 miliardi del 2021 per i maggiori costi di alcuni progetti nel Mare del Nord. In virtù dell’accordo annunciato allora, Saipem aveva iniziato a valutare e a sviluppare progetti insieme Seaway7.Il gruppo norvegese è controllato dal presidente Christian Siem al 23,9% e dal fondo pensione Folketrigtfonde con il 9,5%.

L’operazione crea “un motore per le costruzioni offshore”, “arriva con impegni di rendimento per gli azionisti (40% dei flussi di cassa liberi dopo il completamento) e combina due business eolici complementari. Ancora più importante, crea una società da 43 miliardi di euro di ordini, più di 2 miliardi di euro di ebitda, con sinergie previste di 300 milioni di euro, con la creazione di una scala che, a nostro avviso, sono mancati agli investitori”, affermano gli analisti di Barclays. Per il broker “la logica è chiara: una più grande e diversificata flotta sarebbe in grado di operare in modo più efficiente, rendendo possibile una ottimizzazione globale per i suoi clienti” mentre “l’impegno di entrambe le società di distribuire fino a 350 milioni di dollari nel 2025”, a cui si aggiungono 450 milioni di euro per i soci di Subsea 7, “sarà probabilmente visto come positivo”. “Crediamo che la fusione tra Saipem e Subsea 7 abbia una chiara logica strategica e potrebbe portare alla creazione di un vero leader globale nel settore E&c offshore. Combinando le loro competenze, risorse e flotte, le due società possono ottenere significative sinergie di ricavi, poiché ridurrebbe il numero di concorrenti affidabili, con un track record di lunga data”, affermano a loro volta gli analisti di Mediobanca. Anche Jefferies parla di “mossa positiva” in quanto la domanda di servizi energetici in ambito petrolifero “richiede competenze e bilanci combinati” così anche da ridurre “la valutazione a sconto rispetto ai concorrenti Usa”.

Saipem ha chiuso l’esercizio 2023 con il ritorno all’utile (179 milioni) dopo una crisi scoppiata tre anni prima. Il risultato, insieme a ricavi in crescita del 19% a 11,87 miliardi e nuovi ordini per 18 miliardi, ha indotto il gruppo ad annunciare il ritorno della cedola nel 2025 e prevedere ordini totali per 50 miliardi nel 2027. Sul fronte norvegese invece Subsea7, che si prepara ad annunciare i risultati del 2024 il 27 febbraio, ha chiuso il 2023 con ricavi per 6 miliardi di dollari (5,73 miliardi di euro), nuovi ordini per 7,4 miliardi di dollari (7,07 miliardi di euro) e un utile netto di 10 milioni di dollari (9,56 milioni di euro). A differenza degli italiani i norvegesi hanno pagato il dividendo, staccando per il 2023 una cedola per azione di 3 corone, pari a 0,26 euro.

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