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La famiglia di Chico Forti chiede la semilibertà: l’obiettivo di iniziare “una terza vita tra un paio di mesi”

Rientrato a maggio in Italia, è l'unico caso di ergastolano a cui gli Usa hanno concesso di espiare la pena nel Paese d’origine
La famiglia di Chico Forti chiede la semilibertà: l’obiettivo di iniziare “una terza vita tra un paio di mesi”
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Una richiesta di semilibertà al tribunale di sorveglianza, per festeggiare insieme alla madre, a Trento, il suo 66° compleanno. L’hanno depositata i famigliari di Chico Forti, condannato all’ergastolo in Usa e rientrato in Italia il 18 maggio: sperano che domani, 8 febbraio, possa essere a Trento per fare visita all’anziana madre, che ha visto l’ultima volta dopo essere tornato dagli Stati Uniti. Al Corriere del Trentino, suo zio Gianni, che in questi anni si è occupato di lui facendogli anche spesso visita in carcere a Miami, ha spiegato: “Abbiamo chiesto la semilibertà speriamo che il Tribunale di sorveglianza dia l’ok in tempi brevi e che Chico possa iniziare finalmente la sua terza vita, magari tra un paio di mesi”. Dunque, intorno a Pasqua. “In questi mesi ho seguito con gli avvocati tutte le procedure per il suo reinserimento in società. Abbiamo fatto il documento d’identità, il codice fiscale e stiamo lavorando per fargli avere la patente“. E nel carcere veronese di Montorio, dove sta scontando la pena, ha seguito un corso professionale per diventare pizzaiolo.

Forti, che ha già trascorso 24 anni di carcere in Florida per l’omicidio di Dale Pike per cui si è sempre dichiarato innocente, è l’unico caso di ergastolano a cui gli Usa hanno concesso di espiare la pena nel Paese d’origine, è rientrato in Italia dopo un lungo lavoro diplomatico portato avanti dal governo e dalla premier in prima persona. Era stato condannato al fine pena mai, senza condizionale, da una giuria popolare con sentenza definitiva del giugno del 2000, per l’uccisione dell’imprenditore australiano, ucciso con un colpo d’arma da fuoco alla testa nel 1998 a Miami. Il corpo della vittima venne ritrovato su una spiaggia. La detenzione era iniziata il 7 luglio del 2000.

L’omicidio di Dale Pike – Il 65enne nato a Trento nel 1959 aveva partecipato, nel 1990, al quiz televisivo Telemike e, presentandosi sulla storia del windsurf, sua passione, aveva vinto una grossa somma di denaro con cui si era trasferito negli Usa. Negli Usa inizia una carriera sportiva nel windsurf e poi, dopo un incidente automobilistico, diventa produttore di filmati di sport estremi, organizzatore di eventi e uomo d’affari nel settore immobiliare. Entrato in contatto con Anthony Pike – il padre di Dale -, Forti era in trattativa per comperare da lui il ‘Pikes Hotel’ di Ibiza, un resort diventato famoso negli anni Ottanta per aver ospitato il 41esimo compleanno di Freddie Mercury, il cantante dei Queen. Dall’Australia, Dale Pike era volato a Miami per discutere la proposta di accordo tra suo padre e Forti. Secondo l’accusa, Anthony Pike soffriva di demenza e Forti avrebbe tentato di raggirarlo. Forti ammise di aver prelevato Dale Pike all’aeroporto ma ha negato di avergli sparato, affermando di averlo lasciato in un ristorante. Una prova chiave utilizzata per collegare Forti all’omicidio, è la sabbia trovata nella sua macchina, una sabbia tipica della spiaggia di Miami dove è stato trovato il corpo di Dale Pike. Forti viene accusato di ‘felony murder’, un omicidio commesso durante l’esecuzione di altro crimine: il movente secondo l’accusa, sarebbe da ricondursi a una truffa di Forti ai danni di Anthony Pike per l’acquisto del resort di Ibiza.

La trattativa politica – Alla fine del 2020, l’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio annuncia che il governatore della Florida Ron De Santis ha accolto con riserva l’istanza di Forti ma poi il governatore repubblicano interrompe la procedura per il trasferimento. Lo scorso primo marzo, la premier Giorgia Meloni annuncia che l’autorizzazione al trasferimento è arrivata, in seguito a un confronto a Washington con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. La procedura si è conclusa in tempi record mercoledì 15 maggio quando si è svolta l’udienza nella quale Forti ha firmato l’accordo con il giudice federale statunitense per scontare il resto della pena in Italia sulla base del diritto italiano.

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