“Le proteste sono sempre legittime ma mi rammarica questo atteggiamento dell’Anm per cui ogni riforma sul tema giustizia diventa un’Apocalisse, una fine del mondo che bisogna sempre criticare senza se e senza ma“. Dall’Arabia Saudita, prima di salire a bordo della nave Amerigo Vespucci a Gedda, la premier Giorgia Meloni liquida così le manifestazioni dei magistrati alle cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario contro la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere. “Credo non giovi neanche ai magistrati stessi, perché quando ci si siede ad un tavolo un punto d’incontro si trova sempre. Mi corre l’obbligo di ricordare però che l’articolo 49 della Costituzione dice che i cittadini hanno il diritto di associarsi in partiti politici per concorrere alla determinazione della politica nazionale. Questo significa che i cittadini si organizzano in partiti politici, votano, decidono quali devono essere le scelte della politica. Stiamo facendo qualcosa di perfettamente adeguato alla Costituzione che non dice che la giustizia non si può riformare”, aggiunge. A stigmatizzare la protesta anche il vicepremier Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, il partito che più di tutti fa della separazione delle carriere un totem: “Mi dispiace che i servitori dello Stato che indossano la toga, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, si alzino e se ne vadano con la Costituzione. Il magistrato la Costituzione dovrebbe anche averla letta…”, dice.
A margine della cerimonia di Milano, a cui ha partecipato in prima fila, in termini simili si era espresso anche il presidente del Senato Ignazio La Russa: “Nessuno può arrogarsi il diritto di cancellare quelle che sono le decisioni che prende il Parlamento, ma deve prenderle avendo capacità di ascolto e di confronto. Le posizioni possono anche essere diverse e divergenti, ma devono trovare una sintesi in un confronto serio”, ha detto (video). “Credo che il modo con cui si possono affrontare i temi che anche oggi sono stati sollevati non possa che essere quello del confronto e della concordia, senza che si arrivi a un conflitto, perché sarebbe controproducente per tutti e soprattutto per i cittadini”, aggiunge. In questo senso però è da ricordare come il testo del disegno di legge sia stato dichiarato “blindato”, quindi non modificabile, dal ministro della Giustizia Carlo Nordio: tanto che il governo, durante la discussione in prima lettura alla Camera, ha convinto Forza Italia a ritirare gli unici emendamenti di maggioranza.
Acido anche l’altro vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini: “Siamo in democrazia, ognuno fa quel che vuole, ma mi sembra una mancanza di rispetto non riconoscere quello che il popolo, tramite i suoi eletti scelti in Parlamento, porta avanti come riforma. Uno la può contestare, però i magistrati sono pagati per applicare le leggi, non per contestare o sovvertire le leggi. Mi sembra di pessimo gusto alzarsi e uscire quando un rappresentante del governo parla…”, dice ai cronisti a Roma, a margine di una manifestazione della Lega sulla sicurezza. “Con questi atti irrispettosi“, accusa, giudici e pm “si mettono in un angolo. Io parlo con la maggioranza e andiamo avanti sulla separazione delle carriere, sulla riforma del Csm e anche sulla responsabilità penale di chi sbaglia con dolo e mette in galera le persone sbagliate”, aggiunge il leader del Carroccio. Caustico il deputato di Forza Italia Enrico Costa, storico sostenitore della riforma: “Le immagini dei pubblici ministeri e dei giudici che oggi sfilano a braccetto contro il governo sono il più riuscito ed efficace spot per la separazione delle carriere”, twitta.
Le immagini dei pubblici ministeri e dei giudici che oggi sfilano a braccetto contro il Governo, sono il più riuscito ed efficace spot per la separazione delle carriere.
— Enrico Costa (@Enrico__Costa) January 25, 2025
Ancora più cattivo Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato: “Voglio esprimere solidarietà a tutti gli italiani, visto che le nostre vite e le nostre reputazioni sono anche nelle mani di persone come quelle che hanno dato vita a indegne ed eversive gazzarre in occasione delle aperture dell’anno giudiziario. Plauso e stima a Nordio, gigante del diritto, sgradito ai pigmei. Si spera che chi sventolava la Costituzione riesca poi a leggerla e magari, con qualche sforzo, a capirla”, attacca, in riferimento alla forma di protesta adottata dai magistrati. Sempre dal partito che fu di Silvio Berlusconi, il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè affonda: “È stata scritta una bruttissima pagina da parte di alcuni magistrati, con un atto che offende il Paese. Protestare in occasione delle inaugurazioni dell’anno giudiziario con la toga addosso brandendo la Costituzione equivale infatti a non riconoscere la sacralità del Parlamento che proprio quella Costituzione indica come depositario della funzione legislativa”. Per Mauro D’Attis, deputato azzurro e vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia, le polemiche “sono fomentate da una parte di magistratura organizzata in associazione che opera come se fosse un partito politico. Abbandonare l’aula mentre parla il governo è uno strappo istituzionale che lede il principio di leale collaborazione tra poteri dello Stato”.