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Ultimo aggiornamento: 18:59 del 24 Gennaio

La protesta dei 413 lavoratori Jabil di Marcianise, corteo e raccordo autostradale occupato: “La multinazionale se ne va, siamo senza futuro”

Già a inizio marzo gli ultimi dipendenti della multinazionale Usa potrebbero essere lasciati a casa: bocciato il piano del Mise. Ecco la storia [Video]
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Hanno sfilato all’esterno dello stabilimento fino ad occupare il raccordo autostradale sullo svincolo di Caserta. Sono i 413 lavoratori Jabil di Marcianise che tra poco più di un mese perderanno il posto di lavoro. La multinazionale statunitense leader di componentistica elettronica il 10 gennaio scorso ha avviato l’iter per il licenziamento collettivo. Ora per questi lavoratori si tratta di una corsa contro il tempo per trovare una soluzione. Le prime lettere di licenziamento potrebbero arrivare già verso fine marzo. “Abbiamo più volte chiesto all’azienda di non abbandonare questo territorio in cui il tasso di disoccupazione è già molto elevato – spiega Giuseppe Scala, segretario generale Fim CISL Caserta – ma l’azienda è intenzionata ad andare via dall’Italia dopo però aver praticamente desertificato il polo produttivo di componentistica elettronica che c’era qui, perché la maggior parte di questi lavoratori arrivano da altre realtà come Nokia, Siemens ed Eriksson che in 20 anni sono state assorbite dal colosso americano”. Venti anni di precarietà, come spiegano i lavoratori. “Dal 2005 andiamo avanti con gli ammortizzatori sociali – ci dice una dipendente Jabil mentre sfila in corteo – i governi dovrebbero impedire a queste multinazionali di andarsene dopo aver per anni usufruito di agevolazioni. Noi oggi siamo costretti a scendere in piazza rischiando anche una denuncia ma è l’unico modo per difendere il nostro lavoro”.

I vertici dell’azienda puntano però il dito contro i lavoratori e i sindacati che non avrebbero accettato la soluzione alternativa ai licenziamenti che era stata proposta al MISE. Una soluzione che per i 413 lavoratori rappresentava soltanto l’anticamera di un futuro licenziamento. Si trattava della cessione ad un altro player con la compartecipazione di un socio pubblico (Invitalia). “Insieme con i lavoratori abbiamo votato contro l’accordo sostenuto dal governo tramite Invitalia e la TME Engineering – spiega Francesco Percuoco, segretario generale FIOM CGIL Caserta – perché quello che loro hanno proposto era l’ennesima ricollocazione che non offre alcun tipo di garanzia futura. Molto colleghi hanno accettato negli anni scorsi di essere ricollocati in altre aziende – prosegue Percuoco – e alla fine si sono trovati dalla padella alla brace, senza azienda, senza ammortizzatori sociali e senza lavoro, ecco perché i dipendenti di Jabil non hanno accettato, perché hanno paura di fare le fine dei loro ex colleghi ed è per questo che metteremo in campo altre iniziative di protesta”.

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