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Tasse raddoppiate per cittadini e imprese: ecco cosa rischia l’Italia (e la Ue) dopo il memorandum di Trump contro l’accordo Ocse

Il presidente ha sancito la "nullità" negli Stati Uniti dell'accordo globale sulla tassazione delle multinazionali. E ora, appigliandosi a una norma dell'Internal revenue code, potrebbe disporre un raddoppio delle aliquote contro le entità di Paesi che applicano la tassa minima del 15% o una web tax
Tasse raddoppiate per cittadini e imprese: ecco cosa rischia l’Italia (e la Ue) dopo il memorandum di Trump contro l’accordo Ocse
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L’uscita degli Usa dall’accordo Ocse sulla tassazione globale delle multinazionali potrebbe sfociare in un raddoppio delle tasse per cittadini e aziende europee. A partire probabilmente da quelle di Italia, Austria, Francia e Spagna. È quello che emerge da una lettura attenta del memorandum firmato da Donald Trump subito dopo l’insediamento per sancire la “nullità” negli Stati Uniti dell’intesa di compromesso firmata nel 2021 con l’obiettivo di fermare la corsa al ribasso nell’imposizione sulle grandi corporation. Nel documento il presidente chiede al nuovo segretario al Tesoro, il finanziere Scott Bessent, di presentargli entro 60 giorni delle “opzioni per la protezione da misure fiscali discriminatorie ed extraterritoriali“. Una frase che ricalca quella contenuta nella sezione 891 del Codice fiscale federale del 1986, il cui titolo è inequivocabile: “Raddoppio delle aliquote fiscali su cittadini e aziende di alcuni Paesi stranieri”.

In pratica il memorandum suggerisce già “in chiaro” quali ritorsioni potrebbero decise nei confronti della Ue per l’applicazione della direttiva con cui è stato recepito il secondo pilastro dell’accordo Ocse, cioè l’aliquota minima del 15% sui profitti delle multinazionali. E prima ancora nei confronti di una manciata di Paesi, come l’Italia, che in attesa dell’entrata in vigore del primo pilastro – quello che consentirebbe agli Stati dove il gruppo genera ricavi di tassare una parte degli utili ma è sempre rimasto in stallo proprio a causa dell’opposizione degli Usa – hanno continuato ad applicare web tax nazionali sui giganti digitali. In prima fila ci sono ovviamente quelli basati negli Usa, i cui numeri uno sono nel frattempo saliti sul carro del nuovo inquilino della Casa Bianca e ora si aspettano un trattamento di riguardo. Il punto di caduta potrebbe essere una tassazione aggiuntiva imposta dal presidente senza necessità di approvazione da parte del Congresso.

La sezione 891 dell’Internal revenue code, infatti, recita che “ogni volta che il Presidente constata che, in base alle leggi di qualsiasi paese straniero, cittadini o società degli Stati Uniti sono soggetti a tasse discriminatorie o extraterritoriali, il Presidente si pronuncerà e le aliquote fiscali (…) saranno raddoppiate, per l’anno fiscale durante il quale viene effettuata tale proclamazione e per ogni anno fiscale successivo, per ciascun cittadino ed ente di tale paese estero”. Unica concessione: le imposte non potranno comunque superare l’80% dell’imponibile.

L’Europa spera che si sia ancora spazio per un negoziato. Martedì il commissario Ue all’Economia Valdis Dombrovskis ha detto che “la Commissione si rammarica del contenuto del memorandum del presidente Usa” ma “confida che valga la pena prendersi il tempo per discutere di queste questioni con l’amministrazione Usa al fine di comprendere meglio le richieste e spiegare la nostra proposta”.

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