Quando Giorgia Meloni inizia a parlare alle 10 di mattina in aula alla Camera per le comunicazioni in vista del Consiglio Europeo spicca un buco nell’emiciclo: sono i banchi del gruppo della Lega. Non solo non c’era il vicepremier Matteo Salvini, ma alla Camera quasi tutti i deputati del Carroccio hanno disertato le comunicazioni di Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo del 19 dicembre. Durante l’esposizione della premier erano presenti solo gli onorevoli Laura Ravetto, Stefano Candiani e Alessandro Giglio Vigna. Tre su 65. Nessun altro, neppure il capogruppo Riccardo Molinari. Pochi i deputati del Carroccio anche durante la discussione generale a Montecitorio. Ai banchi del governo, a fianco della premier, gli unici ministri leghisti sono Giuseppe Valditara (Istruzione) e Giancarlo Giorgetti (Economia). Quest’ultimo se ne va appena finisce di parlare Meloni: c’è da chiudere la legge di Bilancio.
Ma le assenze dei deputati leghisti restano. Molti se la sono presa comoda perché la settimana dei lavori parlamentari sarà lunga considerando che la Camera lavorerà fino a venerdì sera per approvare la manovra. Altri invece hanno deciso di disertare. Un segnale politico. Per alcune decisioni, a partire dalla Finanziaria, che non sono piaciute ai parlamentari leghisti. Anche la decisione di confermare il sostegno deciso all’Ucraina fa innervosire il Carroccio.
Al completo i banchi di Fratelli d’Italia e Forza Italia: tra i banchi della maggioranza solo quelli della Lega sono deserti. Candiani, uno dei pochi deputati leghisti presenti durante il discorso della premier, risponde così alle domande dei cronisti: “Perché non ci sono i miei colleghi? Perché non ce ne frega un c… Succede così quando c’è la sessione di bilancio. Ora arriveranno per il voto finale”, poi ride e spiega ai giornalisti che la sua era solo una battuta e che “il calendario parlamentare è un casino”. Mostra anche un messaggio della deputata Simona Bordonali. C’è scritto: “Arrivo, ma il treno è in ritardo“. A chi gli chiede allora se la responsabilità sia proprio di Salvini, che è il ministro dei Trasporti, lui replica: “Siete i soliti giornalisti”. In Transatlantico il vicepremier Antonio Tajani ci tiene a precisare: “Noi c’eravamo tutti”.
Quando scoppia il caso e le agenzie di stampa fanno notare le assenze del Carroccio, i vertici della Lega vanno nel caos. Il sottosegretario Edoardo Rixi scherza: “Io ci sono, se ne occupa il capogruppo”. Salvini chiede a tutti di arrivare al più presto in aula, il capogruppo Molinari lo scrive nella chat del gruppo parlamentari. Poi scriverà una nota per precisare che la Lega sosterrà “con convinzione la risoluzione” in favore del governo. Excusatio non petita.
In una nota, il partito di Salvini precisa comunque che “la Lega voterà compatta e con convinzione, come sempre, la risoluzione del centrodestra per confermare pieno sostegno a Giorgia Meloni in occasione del Consiglio europeo del 19 dicembre”. Quando la notizia di diffonde, così come le polemiche, il Carroccio invia un messaggio ai telefoni dei suoi deputati: “Tra circa venti minuti ci sarà la replica della premier. Essere tutti in aula“, è il richiamo. Alle 13.30 quando la premier interviene per la replica, ai banchi della Lega ci sono 18 deputati.
Ma immediata è anche la reazione dei partiti di opposizione: “Non ha fatto in tempo a parlare di stabilità, che la Lega ha perso i treni e non è venuta a sentirla“, ha detto il deputato del Movimento 5 stelle Riccardo Ricciardi rivolgendosi alla premier nella discussione generale in Aula. “Le esprimo solidarietà per i banchi della Lega vuoti. I deputati leghisti dicono che sono in ritardo a causa dei ritardi dei treni, oggi l’Italia è piena di chiodi…”, ha aggiunto ironicamente il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Angelo Bonelli intervenendo a Montecitorio. Pure Meloni replicherà con una battuta: “Sono arrivata in ritardo anche io e vengo in macchina e il sindaco di Roma non è della Lega…”.