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L’Asl Gallura è tra le peggiori cinque del Paese: un bilancio disastroso

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di Enza Plotino

Ignorati. Così si sono sentiti i sindaci sardi della Gallura che proprio la scorsa estate avevano voluto informare il neo assessore regionale alla Sanità sulle molteplici e pressanti criticità della sanità della Asl Gallura tra cui le difficoltà dei Pronto soccorso e dei reparti di radiologia, la carenza di posti letto e i turni scoperti degli anestesisti. A livello nazionale la Asl sarda della Gallura è “tra le 5 peggiori per presa in carico dei pazienti”, come ha certificato recentemente la classifica stilata dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas).

E’ stata la conferenza socio-sanitaria dell’Asl Gallura, tenutasi nei giorni scorsi alla presenza di sindaci e amministratori provinciali e regionali e dei vertici della Asl, a dare voce ai disagi, alle criticità, all’inesistenza di servizi minimi ed essenziali e alla paura per i sistemi di cura andati in frantumi che i cittadini sardi subiscono da tempo. Un atto d’accusa che ha inchiodato la gestione sanitaria del Direttore generale dell’Asl Gallura Marcello Acciaro (nominato nel 2021 dall’allora presidente della Regione Solinas) e si è conclusa con il parere negativo unanime dei sindaci presenti insieme al vicepresidente della Regione Sardegna Giuseppe Meloni: “Grande il sentimento di frustrazione e svilimento di fronte al fatto ormai conclamato di non poter far niente per incidere sul miglioramento dei servizi sanitari se non vi è volontà aziendale in tal senso” hanno evidenziato gli amministratori galluresi.

La denuncia è circostanziata: “Nei due anni di ‘gestione Acciaro’ nessuno dei provvedimenti richiesti dai Sindaci è stato adottato, e più volte il Direttore ha disatteso impegni e accordi mostrando la più totale indifferenza nei loro confronti ed evitando ogni tipo di comunicazione, al punto che anche i Sindaci apprendevano delle decisioni o azioni del Direttore generale solo attraverso gli organi di stampa o i social media. Una prassi che si è ripetuta ogni qualvolta c’è stata la chiusura di un reparto, la riduzione o l’accorpamento di servizi, il trasferimento di servizi territoriali, di uffici o del consultorio”. E’ una sanità a pezzi quella che è stata messa sotto esame, valutata e contestata dai primi cittadini riuniti in una conferenza che ha compiti di indirizzo e verifica periodica dell’attività delle Asl e di esprimere il proprio parere sui programmi sanitari, sui bilanci di previsione e di esercizio e perfino sull’operato del Direttore generale.

“Un compito che la Conferenza ad oggi non ha potuto assolvere: a distanza di oltre 22 mesi dall’approvazione dell’Atto aziendale, la gran parte dei servizi previsti non sono ancora stati attivati oppure vengono erogati solo saltuariamente; l’incompletezza e incoerenza dei dati, anche quelli relativi alle assunzioni di personale, non ha consentito alcuna verifica sui risultati ottenuti e sugli obiettivi aziendali raggiunti e ancor meno è stato possibile valutare il programma sanitario e il bilancio di previsione” come ha denunciato il presidente della conferenza e sindaco di Tempio Pausania, Gianni Addis. Un bilancio disastroso in tutti i sensi.

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