Alberi avvolti da fili di luce, bar e ristoranti coperti di luminarie, insegne natalizie abbaglianti: il Natale porta con sé un incremento di inquinamento luminoso, un fenomeno purtroppo già diffuso nelle nostre città. Secondo la Società Italiana di Medicina Ambientale, durante il periodo natalizio si registra un incremento del 30% dei consumi di energia per l’uso di decorazioni luminose, che equivalgono, tra l’altro, a circa 18-20.000 tonnellate di CO2 in più rispetto al resto dell’anno.
Ma è tutto regolare? È possibile che durante le feste le nostre città si trasformino in un’apoteosi di watt? “Leggi e regolamenti regionali permettono delle deroghe per Natale e purtroppo anche luci sulle piante”, spiega l’avvocato Mario Di Sora, direttore dell’Osservatorio astronomico di Campo Catino e presidente Dark-Sky italiana, “ma in genere si tratta di alcuni giorni, non un mese o più. Inoltre, anche le luci di Natale sottostanno alle norme dei periodi ‘normali’, ovvero non possono sparare la luce verso l’alto (ogni frazione di luce che esce da un corpo illuminante e va oltre angoli di 90 gradi è vietata) o avere un’intensità di candele a metro quadro superiore alla norma. Anche se si tratta di tabelloni con protagonista Babbo Natale sono sempre fuori legge. Insomma, con le luci di Natale non possiamo fare ciò che vogliamo”.
Quella fotosintesi disturbata dalla luce
Negli ultimi vent’anni sono usciti moltissimi studi che convergono nel dimostrare come l’inquinamento luminoso sia dannoso non solo per le osservazioni astronomiche, ma per i danni che sta progressivamente e irreversibilmente creando alle varie forme di vita, piante, animali e uomini. “Questi danni sono provocati dalla scomparsa progressiva della notte”, continua Di Sora, “anche all’interno delle nostre abitazioni, che altera i ritmi circadiani di tutte le forme di vita, portando effetti che magari sui tempi brevi non si avvertono, ma che invece sono drammatici sui tempi lunghi: il metabolismo delle piante, abituate alla fotosintesi che funziona appunto in base alla luce diurna e notturna, viene sconvolto. La pianta avverte una perenne presenza di luce, come se fosse sempre giorno”. Ma la luce danneggia anche la biodiversità: rende gli animali più vulnerabili ai predatori, aumentandone lo stress, il disorientamento e modificando i ritmi del sonno.
Cosa si potrebbe fare, allora? “Intanto un traguardo positivo per evitare danni gravi alle piante”, continua l’esperto, “potrebbe essere quello di temporizzare le luci, cioè spegnere dopo mezzanotte oppure, nel caso ad esempio di bar e ristoranti che lavorano fino a tardi, appena chiusa l’attività. Sono luci che non servono a rendere la città più sicura, quindi possono essere fruibili solo una fascia oraria. E poi andrebbero tenute solo alcuni giorni, non da ottobre a primavera”.
Dal canto loro, le amministrazioni urbane potrebbero utilizzare alcuni accorgimenti tecnologici, come prevedere vetri satinati per attenuare l’abbagliamento dei lampioni. “Le amministrazioni spesso installano impianti con luci inquinanti e sovrabbondanti, ma la luce, che pure serve, va messa dove serve, quanta ne serve e per il tempo che serve”.
Led ok, ma a bassa intensità
Altro aspetto importante è la scelta della lampadina e del colore. La luce bianca, come quella dei lampioni stradali, ha una forte componente di luce blu e ultravioletta, che è dannosa sia per la retina che per l’apparato dell’occhio e trasmette al cervello frequenze più elevate che sono fastidiose. Generalmente quelle bianche sono luci a led, “con una temperatura di colore di minimo 4.000 kelvin, ma esistono luci led a 2.500 gradi di temperatura colore. Inoltre, a differenza delle luci tradizionali opaline, che davano meno fastidio alla visione, pur consumando di più quelle a Led sono formate da una serie di puntini luminosi che emettono singolarmente una luce che esce tutta in un’unica direzione e quindi è accecante”. Tra l’altro, nota sempre Di Sora, “proprio perché consumano un po’ meno, un tempo le persone spegnevano la luce del giardino di notte, ora magari la lasciano accesa. Così le sorgenti di luci si moltiplicano”. Ma allora come regolarsi? “Basta scegliere quelle con temperatura più bassa. Sono un pochino meno efficienti ma molto più confortevoli”.
Cosa può fare, infine, il cittadino per difendersi dall’invasione di luci, natalizie e non, specie quando le regole vengono violate? “Può rivolgersi al comando di polizia locale e vigili urbani, oppure mandare una semplice pec, e chiedere di verificare se l’impianto che disturba è o meno conforme alla normativa di riferimento, chiedendo una verifica di conformità e allegando la fotografia. La segnalazione funziona, ad esempio il 70% degli interventi che facciamo nasce proprio da segnalazioni di cittadini stanchi di avere insegne luminose accanto alla finestra. Per fortuna, una certa sensibilità comincia a diffondersi. Ad esempio a Federfarma Roma ha inviato una circolare a tutte le farmacia di Roma spiegando che entro maggio devono sistemare gli impianti esterni, rispettando i valori di luminanza: è il primo caso in Italia e speriamo che non sia l’ultimo”, conclude l’esperto.