Febbre, cefalea, congestione nasale, tosse, difficoltà respiratorie e anemia: tranne che per quest’ultima, i sintomi si direbbero proprio quelli di una banale influenza. Ma banale non è poi tanto, visto che secondo quanto dichiarato dalle autorità locali alla Reuters, i decessi potrebbero essere ormai 143.

Una situazione complessa e allarmante
Situazione preoccupante nella zona sanitaria di Panzi, nella provincia di Kwango”, titola una comunicazione ufficiale postata martedì su X. Dal 24 ottobre, si legge sul documento, una malattia di cui ancora non si conosce l’origine ha ucciso 79 persone, soprattutto ragazzi sopra i 15 anni. Cephorien Manzanza, un responsabile locale, ha dichiarato alla Reuters che il numero di persone infette continua a salire.

Il focolaio è a Panzi, nella provincia sudorientale della Repubblica Democratica del Congo, a circa 700 km dalla capitale Kinshasa: una zona rurale isolata e poco servita dalle strutture sanitarie, dove è difficile fare arrivare medicinali, come ha spiegato Manzanza. Così la gente muore in casa, senza cure. A preoccupare ulteriormente i sanitari è il fatto che il focolaio si trova in un’area dove i contatti con gli animali selvatici sono frequenti, con un alto rischio del salto di specie di un patogeno da un animale all’uomo, come ha spiegato alla NBC News il dott. Abraar Karan, infettivologo alla Stanford Medicine “Molte infezioni animali che si trasmettono dall’animale all’essere umano possono causare malattie piuttosto gravi”. Per il momento le autorità hanno emanato solo delle raccomandazioni generiche: curare l’igiene, evitare di toccare le persone morte in circostanze insolite, segnalare immediatamente gli individui colpiti dai sintomi di questa malattia. Ma ovviamente bisogna cercare di capire il prima possibile di che malattia si tratti. Le autorità congolesi sono al lavoro, coadiuvate dalle squadre tecniche dell’OMS e degli statunitensi CDC, anch’esse sul posto.

Individuare la malattia
Risalire all’origine non sarà affatto facile, come spiega alla NBC la dott. Anne Rimoin, epidemiologa della University of California, che lavora in Congo fin dal 2002: nella nazione le infrastrutture sanitarie sono carenti, e lo stato di salute precario per la malnutrizione e la presenza di malattie come la malaria. A peggiorare le cose, negli ultimi mesi c’è stata un’epidemia di mpox (vaiolo delle scimmie) che ha causato oltre 1000 morti – senza contare che l’assistenza sanitaria non è certo al top. “Potrebbe essere qualsiasi cosa: influenza, Ebola, Marburg, meningite, morbillo”. In particolare sarebbero preoccupanti i virus di Ebola o Marburg, entrambi caratterizzati da febbre emorragica e da un’alta mortalità.

Secondo il dott. Karen, per risalire alla causa del contagio si comincerà con uno screening per patologie comuni come malaria o influenza, per poi passare a quelle meno comuni. In mancanza di risultati verranno effettuate sequenze genetiche di campioni prelevati alle persone infette – midollo spinale, sangue, muco, tessuti. Intanto il team dell’OMS ha cominciato a raccogliere campioni per i test di laboratorio, mentre altre squadre raccolgono informazioni sui fattori di rischio e sui contatti che le persone contagiate hanno in comune. La posta in gioco è alta, visto l’elevato numero di vittime in un tempo così breve, ma la soluzione potrebbe giungere presto: “Penso che potrebbe arrivare una risposta abbastanza in fretta”, ha dichiarato alla NBC il prof. Albert Roess, docente di salute globale ed epidemiologo alla George Mason University.

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