Era stato arrestato lo scorso 29 agosto e il governo italiano si era congratulato con le autorità. Oggi però la giustizia argentina ha ordinato la scarcerazione dell’ex Br Leonardo Bertulazzi accogliendo un ricorso della difesa e riconoscendo che la revoca dello status di rifugiato decretata dal governo di Javier Milei non era effettiva al momento dell’arresto il 29 agosto.
Nella sentenza emessa dalla Camera Federale di Cassazione si rilevano inoltre elementi di “arbitrarietà” e considerazioni “dogmatiche” nelle sentenze di primo grado e di appello che avevano negato la scarcerazione di Bertulazzi. I giudici hanno tenuto conto inoltre del fatto che al momento dell’arresto Bertulazzi “viveva insieme alla moglie da oltre 20 anni nello stesso domicilio del quale è proprietario”. L’ex terrorista aveva già ottenuto i domiciliari lo scorso settembre a meno di un mese dall’arresto.
Bertulazzi – nome di battaglia Stefano – deve scontare 27 anni per sequestro di persona, associazione sovversiva e banda armata. Latitante dal 1980 era tra i responsabili del sequestro dell’ingegnere Piero Costa, della famiglia degli armatori genovesi, avvenuto nel capoluogo ligure nel 1977 e che fruttò al gruppo terroristico un miliardo e mezzo di lire (a fronte di una richiesta di riscatto inziale di 10 miliardi). Denaro utilizzato per finanziare molte delle azioni svolte dalle Br negli anni seguenti: 50 milioni di lire vennero utilizzati per l’acquisto dell’appartamento di via Montalcini 8 a Roma, dove venne tenuto prigioniero Aldo Moro per il periodo del suo sequestro.
Bertulazzi faceva parte della colonna genovese, denominata “Colonna 28 marzo”, che fu una delle più attive e delle più precoci nel compiere azioni violente e mortali. Nel settembre del 1980 fu coinvolto in una sparatoria tra la polizia e un gruppo di brigatisti davanti alla casa del sindaco di Genova Fulvio Cerofolini, ritenuto un possibile obiettivo. Scappò e da quel giorno iniziò la sua latitanza. Approdò in Argentina dopo essere stato Grecia e Portogallo. A Buenos Aires fu arrestato nel 2002, a seguito di una complessa attività di indagine condotta dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, unitamente alla Digos di Genova e all’Interpol era stato rilasciato qualche mese dopo.
La polizia argentina aveva eseguito la misura restrittiva del 29 agosto scorso alla presenza dell’Intelligence italiana e di dirigenti ed operatori delle forze di polizia in servizio presso la Direzione Centrale Polizia di Prevenzione, la Digos di Genova e il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, presenti a Buenos Aires già da alcune settimane. Oggi il verdetto dei giudici e il ritorno in libertà.