“In sistemi politici elettorali come il nostro, dove vota sempre meno gente, diventa fondamentale la capacità di mobilitare il proprio elettorato. E l’elettorato progressista è un elettorato esigente. Se tu gli chiedi un voto per la difesa dei diritti umani e poi, di fronte al massacro di migliaia di bambini, chiudi gli occhi, non ti vota più. Questo è un punto fondamentale”. È la frecciata di Massimo D’Alema, ospite della trasmissione In altre parole (La7), al centrosinistra italiano, al quale rimprovera una posizone tiepida sugli stermini israeliani a Gaza e sulla guerra in Ucraina.

E proprio a proposito di quest’ultima, l’ex presidente del Consiglio rincara la dose, coinvolgendo anche il lassismo dell’Europa: “Io non voglio fare nessuno sconto a Putin, che sarà simpatico a Trump, ma a me no. Però il problema, al di là di Putin, è convivere con la Russia, sapendo che è una grande potenza. Malata, ma pur sempre una potenza. La Russia – spiega – ha vissuto il senso di un isolamento e di un declassamento, che ha alimentato il nazionalismo e la spinta alla rivincita. E noi dobbiamo cercare una soluzione politica. Io ho sentito leader europei che dicono che dobbiamo vincere la guerra con la Russia. Ma questa guerra tragica non la può vincere nessuno“.

D’Alema aggiunge: “Non la possiamo vincere noi, perché la Russia è una potenza nucleare. I russi sono un popolo che ha il senso della tragedia e non perdono la guerra senza usare tutte le risorse di cui dispongono. Ovviamente la Nato non consentirà che l’Ucraina perda questa guerra. Ma quando una guerra non la può vincere nessuno, bisogna trovare una via di uscita politica. E a questo ci doveva e ci deve pensare l’Europa, se non vogliamo essere poi costretti ad accettare la soluzione che confezionerà Trump con Putin”.

E ribadisce: “Io sono perché il conflitto cessi. Bisogna trovare una soluzione che non sia umiliante per la nostra parte. Cioè, Putin non deve vincere neanche a tavolino. Ma è possibile che in Europa ci siano leader europei così sprovveduti che dicono che bisogna vincere la guerra in Ucraina o che dobbiamo mandare i nostri soldati a combattere a Kiev, come ha affermato infelicemente il presidente francese? Queste frasi non hanno senso. Una classe dirigente europea, con fermezza ma anche con sapienza, dovrebbe costruire una soluzione politica“.

D’Alema, infine, fa un distinguo con la guerra del Kosovo, il conflitto combattuto nei territori dell’ex Jugoslavia nel 1999, a cui partecipò l’Italia durante il suo governo: “Noi, nella tragedia dei Balcani, abbiamo lavorato per fare un accordo con Milosevic. Abbiamo anche fatto ricorso alla forza. Però nello stesso tempo abbiamo lavorato per fare un accordo. E alla fine quel conflitto si è chiuso con un accordo, non con la vittoria. Tanto è vero che in Kosovo entrarono anche i russi insieme alla Nato. Questa è la politica. Ma ora dov’è?”.

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