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Csm, chiesta pratica a tutela dei giudici di Bologna che hanno rinviato il decreto migranti alla Corte Ue: “Rischio condizionamento”

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I componenti togati del Consiglio superiore della magistratura, esclusi tre membri, hanno depositato la richiesta di apertura di una pratica a tutela dell’indipendenza e dell’autonomia dei magistrati del collegio giudicante del Tribunale di Bologna che alcuni giorni fa aveva rinviato alla Corte di giustizia europea il decreto del governo sui Paesi sicuri. La richiesta ricorda come quel provvedimento sia stato poi “oggetto di dichiarazioni fortemente polemiche di titolari di altissime cariche istituzionali” e la “situazione determina una inaccettabile pressione sui giudici” e “un obiettivo condizionamento per quelli che in futuro si dovranno occupare delle medesime questioni; essa, pertanto, vulnera l’indipendenza dell’intera magistratura”. Su sette togati di Magistratura Indipendente – la corrente conservatrice più vicina al governo – in tre non hanno aderito alla richiesta.

I tre togati di Magistratura indipendente che non hanno aderito sono Maria Luisa Mazzola, Maria Vittoria Marchianò e Bernadette Nicotra; hanno invece firmato i tre componenti laici Ernesto Carbone (in quota Italia viva), Roberto Romboli (Pd) e Michele Papa (M5s). Nella richiesta di tutela depositata viene fatto riferimento a “dichiarazioni in nessun modo correlate al merito delle argomentazioni giuridiche sviluppate nell’ordinanza e gravemente delegittimanti dei magistrati che l’hanno pronunciata e di tutta la magistratura” e si sottolinea che “tali dichiarazioni sono state inoltre accompagnate e seguite, su alcuni organi di stampa, dalla esposizione mediatica di fatti e atti della vita del presidente del Collegio giudicante, non limitata agli interventi pubblici svolti da quest’ultimo nel corso degli anni ma attinente direttamente alla sfera della sua vita privata e familiare”.

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