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Extraprofitti, l’Abi: “Da noi nessuna proposta”. Le ipotesi in campo per il contributo di solidarietà (volontario) delle banche

Extraprofitti, l’Abi: “Da noi nessuna proposta”. Le ipotesi in campo per il contributo di solidarietà (volontario) delle banche
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Una percentuale da applicare sul profitto “eccedente”, calcolato sulla media degli utili degli ultimi 10 anni: tutto ciò che supera la media diventerebbe contributo di solidarietà. Oppure un allungamento dei tempi per portare in deduzione le perdite: in sostanza una sorta di prestito, o di anticipo, di risorse comunque dovute allo Stato. In alternativa un aumento, ma solo dello 0,5%, dell’addizionale Ires. Sono alcune delle ipotesi sul tavolo come opzioni per far cassa sui cosiddetti extraprofitti delle banche, questione che da settimane agita la maggioranza. La verità è che la partita ancora apertissima.

Sono bastate le voci per perdere terreno ai titoli bancari a Piazza Affari nella seduta di lunedì. Speculazione, visto che si parte dal presupposto che l’intervento sarà soft e concordato con gli istituti per evitare la riedizione del fallimento incassato dalla norma varata nell’agosto 2023 e poi modificata per accontentare Forza Italia. Non è un caso se ieri il vicepremier Matteo Salvini ha ostentato ottimismo dicendo che “tutti faranno spontaneamente e felicemente la loro parte per contribuire alla crescita del Paese” e il sottosegretario all’Economia Federico Freni ha scandito: “Credo serva rispetto per il settore bancario” e “dialogo con il settore bancario e assicurativo”. I normali cittadini vengono tassati senza “dialogo” preventivo, ma tant’è.

Ieri il neo dg dell’Abi Marco Elio Rottigni ha smentito che al comitato esecutivo di mercoledì dell’associazione verrà portato un piano ad hoc. Parlando alla giornata dell’investitore della Febaf, non è entrato nel merito delle proposte avanzate da esponenti della maggioranza sul tema. Ma ha sottolineato che “i grandi attori devono essere coinvolti su un disegno più generale che si chiama per me azienda Italia“. E che “La leva fiscale rappresenta un valido strumento di stimolo e indirizzo” per gli investimenti in infrastrutture e di lungo termine. Parole che fanno pensare alla disponibilità non di versare un contributo alle casse dello Stato – l’associazione presieduta da Antonio Patuelli ha più volte sottolineato come gli istituti paghino già più imposte rispetto ad altri settori – ma piuttosto di avviare interventi per le famiglie o sostenere di più gli investimenti in infrastrutture, appunto.

L’operazione, per ora come è evidente tutt’altro che definita, potrebbe riguardare anche altri settori oltre al bancario: dall’energia al farmaceutico alle assicurazioni, che negli ultimi anni hanno avuto trend positivi nonostante pandemia e guerre.

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