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“Non sono fascista, eh”. A rivolgersi così al sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi sul palco, di fronte a musicisti, ballerini e coro riuniti per le prove del concerto di apertura della stagione lirica lo scorso 6 giugno al Filarmonico di Verona (andato in mondovisione in Arena il giorno seguente), è nientemeno che il direttore d’orchestra più famoso del mondo, Riccardo Muti.
Il siparietto del maestro prosegue, in chiave sarcastica, denunciando la cultura italiana in affanno, bistrattata da sempre. “Le autorità – continua indicando Mazzi – molto spesso vengono ad ascoltare, poi non si vedono più”. Quindi, alzando lo sguardo verso il palco reale dove solitamente siedono i politici, Muti prosegue: “Questo è un sogno che ho. Io sul podio, e il coro…”. Il maestro chiede quindi al pianista di introdurre la celebre aria del “Va’ pensiero” di Giuseppe Verdi. A quel punto il coup de théâtre: con tanto di gesto ieratico della mano rivolto verso l’alto, invece di “Va’, pensiero” Muti intona un meno solenne ma altrettanto eloquente “Vaaaaaffaaan….”. Tra le risate degli orchestrali e persino di Mazzi, che della categoria “autorità” a cui si riferisce il maestro fa parte.