No alle alleanze con i conservatori in Europa, perché “non è un segreto” che Giorgia Meloni sia “all’estrema destra dello spettro politico”. Insomma, ci sono “differenze politiche” che “sono abbastanza evidenti” e che “significano anche che lavoriamo in famiglie di partiti molto diverse” in Europa.

Così il cancelliere tedesco Olaf Scholz chiude a qualsiasi possibile allargamento a destra delle discussioni per eleggere il futuro presidente della Commissione europea: “Penso che sia molto importante che il prossimo possa fare affidamento sui tradizionali partiti democratici, cioè i conservatori che fanno parte del Ppe, i Socialisti e i Liberali”.

Ad avviso del cancelliere tedesco, dopo i risultati delle europee questa alleanza “potrebbe funzionare”, ha detto al termine del G7 in Puglia. “Le decisioni” sui nuovi vertici Ue saranno prese “molto rapidamente” e “ci sono tutte le indicazioni che Ursula von der Leyen potrà svolgere un secondo mandato”, ha sottolineato.

Tutti i leader europei, attesi al vertice informale sulle nomine lunedì a Bruxelles, “sono d’accordo sul fatto che decideremo rapidamente” sulle nomine e “in una volta sola”, ha sottolineato, lasciando inoltre intendere – scrive Politico – che von der Leyen dovrebbe evitare alleanze con partiti di estrema destra. Già il 17 potrebbero raggiungere una prima intesa sui nomi di presidente della Commissione, presidente del Consiglio europeo e Alto rappresentante per la politica estera, prima di formalizzarla al vertice del 27 e 28 giugno.

Tuttavia, i rumors di Bruxelles non escludono che per due caselle possano entrare in pista anche nomi italiani, in primo luogo quello di Enrico Letta. Elly Schlein sarebbe pronta, in caso ci fosse l’opportunità, ad avanzare la candidatura dell’ex premier per occupare la poltrona Ue spettante ai socialisti. E anche Mario Draghi potrebbe tornare in pista. Intorno al tavolo a decidere saranno comunque in 27 e non sarà facile raccogliere un consenso generale sul pacchetto dei top job senza allargare la trattativa all’assegnazione dei portafogli importanti all’interno della Commissione europea.

Meloni ha detto chiaramente che è pronta a dare battaglia affinché all’Italia venga riconosciuto il ruolo che le spetta. E da Viktor Orban, ormai ribattezzato a Bruxelles ‘Mr no’, è lecito aspettarsi un tira e molla per spuntare qualcosa in suo favore. Inoltre occorrerà verificare se la soluzione Kallas basterà a soddisfare gli appetiti dei Paesi dell’Est, in prima linea nel confronto con la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina.

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