C’è un indagato nell’inchiesta sulla morte dei cinque operai uccisi dal gas sprigionato dai liquami mentre lavoravano alla rete fognaria di Casteldaccia. Si tratta di Nicolò Di Salvo, il titolare della Quadrifoglio, la ditta che aveva in subappalto dalla Tek i lavori esternalizzati da Amap, la municipalizzata del capoluogo. L’accusa è di omicidio colposo plurimo. L’uomo ha ricevuto in serata un avviso di garanzia, atto dovuto perché possa nominare un medico legale di fiducia che parteciperà giovedì all’autopsia delle vittime. Nell’incidente ha perso la vita il suo socio, Epifanio Alsazia. Ad oggi non risultano indagati il direttore dei lavori e responsabile della sicurezza del cantiere e il legale rappresentante della partecipata del Comune. L’inchiesta è coordinata dalla pm Elvira Cuti. L’autopsia, a cui potranno partecipare anche i consulenti dei familiari delle vittime, sarà eseguita all’istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo.

Secondo le prime ricostruzioni, le vittime non avrebbero dovuto calarsi nell’impianto: lo spurgo dei tombini doveva essere fatto dalla strada. Ma la sonda dell’autospurgo si sarebbe bloccata e gli operai avrebbero chiesto il permesso al direttore dei lavori di Amap di scendere sotto terra. Il “tappo” che impediva alla sonda di spurgare sarebbe saltato e i primi 3 operai, tra cui il capo squadra e contitolare della Quadrifoglio, Alsazia, sarebbero stati investiti da liquami e gas letale, avrebbero perso i sensi e sarebbero precipitati nella vasca sottostante. Per soccorrerli altri tre lavoratori, tra cui l’interinale di Amap Giuseppe La Barbera, che era addetto al controllo della segnaletica stradale, sarebbero scesi. Due sono morti. Uno, Domenico Viola, è in fin di vita in Rianimazione al Policlinico. I medici, che parlano di “insufficienza multiorgano”, stanno cercando di capire quali delle funzioni vitali siano state compromesse.

Le indagini puntano a chiarire le falle nella sicurezza – nessuno degli operai indossava mascherine -, con quali criteri fosse stato selezionato il personale che non sarebbe stato specializzato e non avrebbe seguito corsi di sicurezza e perché il tecnico Amap ha autorizzato le vittime a scendere nella stanza dell’impianto. C’è da chiarire anche la catena di responsabilità nella vigilanza sui lavori subappaltati alla ditta.

“Chiediamo risposte immediate all’Ispettorato nazionale del lavoro, al ministro del Lavoro e alla Regione Siciliana”, dice Fp Cgil Sicilia. “Ricordiamo che ad oggi, in Sicilia sono stati inviati dall’Inl solo 30 ispettori del lavoro, nessuno con le professionalità tecniche necessarie per fare verifiche in ambienti confinati come quello di Casteldaccia. Per di più gli ispettori inviati resteranno solo sino a fine anno, mentre la sicurezza e la tutela del lavoro non hanno scadenze temporali. È fondamentale avere un presidio stabile anche in Sicilia: occorre provvedere al più presto all’invio di altri ispettori del lavoro e di ispettori tecnici, garantendo la loro piena operatività e superando inesistenti ostacoli burocratici”.

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