“Sarà un torneo di totale preparazione per Roma e Parigi, lavoreremo molto in palestra. Mi andrebbe bene vincere un paio di turni, ma non avrò l’ambizione per andare a vincere quel torneo”. Queste sono state le parole pronunciate da Jannik Sinner a Montecarlo riguardo al Masters 1000 di Madrid, al via dal 24 aprile al 5 maggio. Una presa di posizione decisa, chiara, comprensibile. La prima parte di stagione ha portato grandi, storiche soddisfazioni, ma anche un dispendio importante di energie fisiche e nervose. Ricaricare quindi le batterie in vista dei due veri obiettivi dell’azzurro sulla terra rossa (senza però staccare dalla competizione) è qualcosa di logico. Togliersi un po’ di pressione di dosso per lavorare in assenza di eccessive aspettative, consapevole che una sconfitta può essere digerita senza particolari problemi o ripercussioni. Anche arrivare ai quarti di finale può essere un grande risultato in termini di fiducia e punti in classifica. “L’allenamento” di Madrid però può trasformarsi in una grande opportunità per una serie di fattori, alcuni specifici dell’appuntamento spagnolo.

Masters 1000 sul rosso, ma è un torneo differente
Questo Masters 1000 si gioca in condizioni molto diverse rispetto a tornei sulla terra rossa come Montecarlo, Roma o Roland Garros. La capitale spagnola si trova esattamente a 667 metri sopra il livello del mare, sull’altopiano della Meseta. Una caratteristica che può sembrare poca cosa, ma che nel tennis ha un impatto notevole. Le condizioni di gioco infatti sono più rapide: questo perché in altura l’aria è più rarefatta, la pallina riceve meno resistenza ed è meno controllabile. Qui chi ama giocare su superfici veloci si trova molto più a suo agio.

Un’ulteriore prova di questa differenza la si trova scorrendo l’albo d’oro del torneo. A Madrid il più forte giocatore della storia sulla terra rossa, Rafael Nadal, ha trionfato “solo” cinque volte. Un numero alto, ma niente a che vedere con i 14 Roland Garros, i 10 Internazionali d’Italia, i 12 Atp 500 di Barcellona e gli 11 Montecarlo. Tutti appuntamenti che si disputano, più o meno, sul livello del mare. Dal 2009 ad oggi (ovvero da quando il torneo è passato dal cemento indoor alla terra outdoor) hanno trovato gloria 3 volte Novak Djokovic, 2 volte Roger Federer e Alexander Zverev, una volta Andy Murray. Senza dimenticare le finali di Matteo Berrettini e Jan-Lennard Struff. Tutti tennisti che hanno fatto della superficie rapida il perno principale delle loro carriere. Insomma, condizioni ambientali che sembrano perfette per un giocatore come Sinner, amante del veloce per attitudini tecniche e palmares (dodici titoli su tredici in carriera sono arrivati sul cemento).

L’assenza di Djokovic e di punti da difendere
Il quadro madrileno si fa ancora più allettante considerando altri due elementi: il forfait di Novak Djokovic e l’assenza di punti da difendere per l’azzurro. Il primo punto consentirà a Sinner di essere testa di serie numero 1 del torneo (prima volta per un italiano in un Masters 1000) e impedirà al serbo la possibilità di aumentare il proprio vantaggio nel ranking nei confronti dell’altoatesino (anche Nole nel 2023 non partecipò a Madrid). Il secondo aspetto invece dà l’opportunità a Sinner di accorciare dalla vetta della classifica. Tutto ciò che arriverà da Madrid sarà guadagnato. Facendo una proiezione, con una vittoria a Madrid il numero 1 del mondo sarebbe a circa 300 punti, potenzialmente già raggiungibile agli Internazionali d’Italia di Roma. A tutto questo si aggiungono poi i dubbi su Carlos Alcaraz. Lo spagnolo è il campione di carica del torneo ma è reduce da un problema al braccio che lo ha costretto a saltare Montecarlo e Barcellona. Dovrebbe prendere parte al torneo, ma le sue condizioni sono tutto fuorché ottimali.

Il tabellone di Sinner: l’ostacolo più duro ai quarti
Anche il tabellone infine può trasformare Madrid in un’occasione. Il sorteggio è stato tutto sommato benevolo. Dopo il bye iniziale, Sinner si ritroverà di fronte un qualificato o Lorenzo Sonego, per l’ennesimo derby della sua carriera. Il bilancio contro i connazionali è eloquente: 12-0 per l’altoatesino (4 a 0 nello specifico contro il torinese). Al terzo turno il numero 2 del mondo potrebbe trovare uno tra Kotov e Thompson (testa di serie 32), mentre agli ottavi di finale uno fra Khachanov e Jarry. La proiezione per i quarti vede l’unico vero pericolo sulla carta, ovvero Casper Ruud. Il norvegese è uno specialista della superficie e viene dalla finale a Montecarlo e dal titolo nel 500 di Barcellona. In più, nel 2024, ha vinto più partite di tutti, anche dello stesso Sinner. Un ostacolo duro. Molti meno timori arrivano invece dall’eventuale semifinale contro Daniil Medvedev, sconfitto nelle ultime cinque occasioni e mai completamente a suo agio sulla terra rossa, altura o meno. Solo in finale eventualmente Carlos Alcaraz.

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