Definì un medico “killer di anime”, “capo di Satana” e addirittura “strumento nelle mani del diavolo”. A distanza di anni, il giudice monocratico Francesco Me ha condannato in primo grado il consigliere comunale di Reggio Calabria Massimo Ripepi (a destra nella foto) per diffamazione aggravata e danno di immagine nei confronti di una donna, Maria Romeo, otorinolaringoiatra che frequentava la comunità religiosa della Chiesa cristiana “Pace” di cui il politico locale è pastore. Il consigliere comunale Ripepi nelle settimane scorse ha annunciato la sua candidatura alle europee con il movimento del sindaco di Terni Stefano Bandecchi che, pochi giorni fa è ritornato a Reggio Calabria per inaugurare la segreteria elettorale. Adesso, Ripepi è stato condannato alla pena pecuniaria di 600 euro. Assistita dall’avvocato Giuseppe Arcuri, infatti, la dottoressa Romeo si è costituita parte civile nel processo che ha preso il via dopo che Ripepi si era opposto a un decreto penale di condanna emesso nel 2017 dal gip Davide Lauro.

La vicenda risale all’anno precedente, l’agosto 2016 quando Ripepi (che all’epoca militava in Fratelli d’Italia che lo aveva candidato nel listino proporzionale al Senato) aveva ricevuto un ammonimento dal questore di Reggio Calabria. La storia ha del grottesco. Nel capo di imputazione, la Procura guidata da Giovanni Bombardieri ha scritto che il consigliere comunale Ripepi “con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, comunicando con più persone, offendeva la reputazione di Maria Romeo. In particolare, nella qualità di pastore della ‘Chiesa cristiana di Catona’, nel corso delle omelie pronunciate durante i riti liturgici e divulgate anche tramite pubblicazione sul sito internet www.pacetvrc.it e sul social ‘YouTube’, nonché in seno a lettere email, definiva la donna ‘capo di Satana’, “strumento nelle mani del diavolo”, ‘killer di anime’, ‘jazebel’, ‘donna falsa e pericolosissima’ e ‘donna mandata dal diavolo per assassinare le anime’”.

Frasi pesantissime che il consigliere comunale, una sorta di “santone” che siede tra i banchi di Palazzo San Giorgio, ha cercato invano di giustificare in aula venendo condannato alla pena pecuniaria. Visto il tempo trascorso dai fatti, in secondo grado, il reato è destinato ad essere prescritto, ma il giudice ha disposto che Ripepi risarcisca la parte offesa sia delle spese legali sostenute che dei danni di immagine subiti che saranno quantificati dal Tribunale civile. Appresa la sentenza, la dottoressa Maria Romeo ha dichiarato: “Finalmente, dopo numerosi anni, questa sentenza cristallizza ancora una volta la gravità dell’agire del Ripepi che avevo denunciato già scelto nel 2016 al questore di Reggio Calabria chiedendo l’ammonimento per stalking”.

“In quella fase, la giustizia – ha aggiunto il medico – mi aveva dato ragione ammonendo il Ripepi e invitandolo a farsi curare presso il centro di salute mentale. Oggi ringrazio il mio avvocato Giuseppe Arcuri che mi è stato accanto in ogni fase garantendo che la mia voce venisse pienamente ascoltata nei modi giusti e con le giuste modalità nelle sedi adeguate”.

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