Si oppongono a rimodulazioni e tagli dei fondi dedicati ai caregiver famigliari delle persone con gravi (misura B2) e gravissime disabilità (misura B1) e sono contro la creazione di una graduatoria che ha portato al blocco delle liste per i nuovi aventi diritto che faranno richiesta dal 2024. Sono questi i principali motivi che hanno spinto ad aderire alla mobilitazione di sabato 23 marzo oltre 100 associazioni lombarde e non solo. Le organizzazioni, composte per la quasi totalità da genitori di persone in dipendenza vitale e con bisogni complessi, hanno predisposto un flash mob in piazza Città di Lombardia “contro le politiche restrittive ai danni delle persone non autosufficienti portate avanti dal Pirellone”. Alla protesta pacifica e danzante, senza bandiere e simboli di partito, voluta cosi dai promotori, hanno partecipato circa 300 persone tra cui diversi presidenti di associazioni, genitori, oltre a decine di persone con e senza disabilità, tutte coese contro le sforbiciate e il blocco delle liste: “Perché una condizione come quella della disabilità non può essere confinata e penalizzata, ma diventare universale e tutelata”, spiegano. “Una manifestazione cosi partecipata non si vedeva da un decennio“, affermano tutti gli attivisti presenti.

La mobilitazione ha acquisito più slancio anche perché il 18 marzo la Giunta del governatore leghista Attilio Fontana ha approvato la delibera “Modifica del programma operativo regionale a favore di persone con gravissima disabilità e in condizioni di non autosufficienza e grave disabilità”. Dopo la votazione, l’assessora alla Famiglia, Politiche sociali e Disabilità Elena Lucchini ha dichiarato di voler “salvaguardare il contributo economico a favore dei caregiver e procedere con il necessario potenziamento dei servizi di sollievo e assistenza”. Ma le associazioni non sono d’accordo e vedono quello che dal Pirellone viene descritto come un passo avanti del provvedimento, in realtà come un salto all’indietro, delle modifiche ritenute non all’altezza dei bisogni reali e che non vanno nella direzione auspicata dalle famiglie aventi diritto.

“Come caregiver famigliari ci sentiamo presi in giro perché non vengono risolti i problemi e si fa solo propaganda sulla pelle dei più fragili e delle loro famiglie, motivo in più per protestare oggi proprio sotto la sede regionale”, dice a ilfattoquotidiano.it Fortunato Nicoletti, vicepresidente di Nessuno E’ Escluso. Nicoletti è tra i presenti e uno degli artefici del flash mob. “I contributi vengono tagliati di 150 euro per tutti coloro che hanno un caregiver familiare, i 17,5 milioni di Fondi Regionali che l’assessora Lucchini afferma di aver aggiunto erano già presenti, con identico importo inadeguato, nella delibera n.1669 del 28 dicembre scorso contro cui è iniziata tutta la nostra mobilitazione. Poi vengono utilizzati 4 milioni di euro sottraendoli però al Fondo caregiver, risorse che arrivano dallo Stato”. Teresa Bellini, tra i presenti e referente lombarda del Coordinamento nazionale famiglie con disabilità (Confad) ribadisce la contrarietà rispetto ai tagli. “Diciamo anche un forte e deciso no al blocco della misura B1 per le persone con gravissima disabilità con lista d’attesa dal 2024 in quanto inaccettabile e discriminatorio. Si colpiscono ancora una volta – afferma Bellini – i più fragili e le loro famiglie prospettando un’utopistica riqualificazione dei servizi che avverrebbe in poco tempo e con scarsi finanziamenti. Si va – aggiunge – in controtendenza rispetto alla necessità di una visione della disabilità che permetta inclusione reale e sollievo ai caregiver come proclamato da più parti”.

Tra le molte organizzazioni presenti c’era anche Ragazzi di Robin, che opera a Segrate (Mi) con lo scopo di formare un gruppo di giovani adulti con disabilità cognitive attraverso opere di volontariato e poter realizzare progetti di inclusione sociale. Silvia Boga, rappresentante dell’associazione in Consulta Disabilità città di Milano è scesa in piazza anche lei. Al Fatto.it sottolinea che “gli assessori Bertolaso e Lucchini hanno confermato di non mettere un soldo in più sulla disabilità, utilizzano invece risorse già destinate alla legge caregiver 2023, effettuando così un semplice trasferimento di finanziamenti. Questa scelta – continua Boga – va contro gli articoli della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità firmata dall’Italia 15 anni fa che sancisce che la persona disabile ha diritto ad un’effettiva inclusione, qualità della vita oltre a veder riconosciuta e retribuita la figura del caregiver familiare”. Boga conclude dicendo che “non si può risparmiare sulla disabilità in una Regione con un bilancio di miliardi. Si sta mettendo in gioco la vita di persone già in grande difficoltà”. Sulle barricate ci sono tanti genitori, in primis mamme. Morena Manfreda, numero uno di Abilità diverse. “Questa delibera regionale è la prova inconfutabile che il diritto di vivere con dignità per una persona con disabilità non esiste. Evidentemente i diritti delle persone disabili non sono una priorità. Abbiamo dei deficit strutturali enormi oltre alla mancanza cronica del personale sociosanitario per l’assistenza domiciliare, eppure l’assessora Lucchini continua a ribadire di poter potenziare i servizi in pochissimi mesi: ma con cosa esattamente? Le famiglie – afferma Manfreda – sono ancora una volta danneggiate per le scelte scellerate di una politica che ha dimenticato il rispetto nei confronti delle persone che necessitano di assistenza e di supporto a 360 gradi”.

Sulla stessa linea anche Cristiana Mazzoni che vive a Roma ed è la presidentessa del Forum Italiano Diritti Autismo (Fida). “È importantissimo sostenere le azioni portate avanti con determinazione dalle associazioni e famiglie lombarde – sostiene -. Sembra impossibile doversi costantemente difendere per tutelare la dignità dei propri cari con disabilità grave e gravissima che, senza quei fondi, sono ancora più marginalizzati e discriminati”. Mazzoni sottolinea che “servizi inadeguati ed inefficienti costringono costantemente i caregiver familiari a fare i salti mortali, impoverendosi e mettendo a rischio anche la propria salute mentale e fisica”. Ma a livello nazionale qual è la situazione? “La Lombardia per prima ha avviato questa pessima stagione di contrazione rispetto alle esigenze degli aventi diritto di quel Fondo per la non autosufficienza, ma anche nelle altre Regioni c’è da stare poco allegri con possibili sforbiciate in vista”, spiega la numero uno di Fida. “Bisognerà pensare ad una reale integrazione sociosanitaria che realizzi, insieme ai diretti interessati, progetti di vita personalizzati sostenuti da relativo budget di salute e superare la logica della parcellizzazione delle risorse che impediscono continuità e pari opportunità per i cittadini con disabilità e i loro assistenti familiari”, conclude.

Presente al flash mob anche Giovanni Barin, vicepresidente di Genitori Tosti in Tutti i Posti e che arriva da Lodi. Barin delinea la difficile situazione che sta colpendo in particolare le persone disabili: “La problematica da risolvere origina dallo Stato e arriva alle Regioni”, dice al Fatto.it”, “serve chiarezza nei fondi destinati a tutte le fragilità, dall’autosufficienza ai caregiver familiari, nel caos preoccupante della cosiddetta riforma della Legge delega sulla disabilità ancora in definizione, l’unica certezza è quella dei tagli di Regione Lombardia. Le risorse economiche – continua Barin – sono risicate non assicurando la dignità alle persone con disabilità e ai caregiver familiari, che pagano ogni giorno la discriminazione diffusa di una società che fatica sempre più ad essere inclusiva”. La politica si dimostra forte con i deboli ancora una volta. “Se anche la politica discrimina, tagliando risorse già insufficienti, ma spendendo molto di più per i propri interessi, significa che stiamo correndo verso il baratro. Se non fossimo “abituati” a farlo, avrebbe dell’incredibile constatare che tocca ai più fragili far smuovere la coscienza collettiva, risvegliando un senso sociale fondamentale per la vita di tutti”. Si aspetta uno scatto di solidarietà da parte della società civile? “Le persone venute qui oggi lo dimostrano. Il dovere di tutti è ricordarsi che prima o poi inevitabilmente avremo bisogno del supporto del bene collettivo, del welfare, del pubblico. Oggi – aggiunge Barin – dilaga la voglia del privato e dell’autonomia differenziata, con costi insostenibili che generano anche le politiche di tagli che stiamo contestando. Queste decisioni in passato purtroppo trasversali tra i partiti devono cambiare radicalmente, a iniziare dai bilanci di previsione: ci sono ben altre voci da ridimensionare nei bilanci degli enti locali e dello Stato”, conclude.

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