La Regione Lombardia taglia il contributo economico destinato ai caregiver famigliari per l’assistenza domiciliare alle persone con gravissima disabilità. Si tratta dell’esito della delibera 1669 approvata il 28 dicembre dalla Giunta regionale a guida centrodestra, recependo parzialmente quanto previsto dal Piano nazionale per la non autosufficienza (Pnna) 2022-2024 che prevede nei prossimi anni, tra le varie cose, la progressiva conversione dei sostegni offerti come contributi economici (forma indiretta) in servizi erogati (forma diretta). Va detto però che il Pnna prevede anche che le Regioni possano aggiungere di tasca propria ulteriori fondi necessari a coprire le esigenze dei rispettivi territori.

Il Piano nazionale per la non autosufficienza 2022-2024 – Il Pnna nasce a fine 2022 con la firma del precedente ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, al decreto dell’ex presidente del Consiglio Mario Draghi che adotta il nuovo Pnna del triennio, stanziando oltre 2,6 miliardi di euro destinati alle Regioni. Individua gli interventi per la graduale attuazione dei Livelli essenziali delle prestazioni sociali (Leps) da garantire su tutto il territorio nazionale. Uno dei suoi obiettivi è fornire più servizi di tipo sociosanitario ma dare meno soldi direttamente alle famiglie con persone non autosufficienti a carico. “In Lombardia però – denunciano le associazioni contattate da ilfattoquotidiano.it -, questo tipo di servizi sono praticamente introvabili a causa di un sistema basato soprattutto sul privato-accreditato e con tariffe ampiamente sotto remunerate”. Il mondo delle organizzazioni parla di “scelta gravissima di diminuire i contributi economici in cambio di eventuali servizi inesistenti al momento sul territorio lombardo”.

Le associazioni locali sono in subbuglio, tante famiglie iniziano a preoccuparsi facendo i conti di quanto perderanno e sono subito partite proteste contro questa decisione ritenuta “fortemente penalizzante soprattutto per i caregiver famigliari delle persone che vivono in condizioni di estrema fragilità”. A livello nazionale, riferiscono al Fatto.it rispettivamente il presidente di Confad Alessandro Chiarini e il presidente di Fand Nazaro Pagano, “al momento dalle altre Regioni non ci arrivano segnalazioni di casi simili come quello lombardo”.

“La delibera colpirà le persone con gravissime disabilità” – Dai dati disponibili risalenti a ottobre sono circa 11mila le persone residenti in Lombardia che hanno una gravissima disabilità e che percepiscono il contributo economico mensile previsto dal Pirellone (misura B1), peraltro insufficiente rispetto ai bisogni, frutto di risorse provenienti in gran parte dal Fondo nazionale per la non autosufficienze (Fna) oltre che da soldi stanziati ad hoc dall’ente presieduto dal leghista Attilio Fontana. Secondo Aisla, la più importante associazione italiana di persone con la Sla, a causa della delibera 1669 dal 1 giugno 2024 circa 3mila di queste persone che vengono assistite dal caregiver familiare vedranno ridursi il sussidio da 650 a 400 euro mensili. Al pari, si stima che alcune centinaia di persone che si trovano in una condizione di dipendenza vitale da macchinari (per esempio coma, stato vegetativo o tracheotomia), vedranno assottigliarsi il contributo da 900 a 700 euro al mese. A loro si aggiungono, inoltre, i ragazzi con disabilità che frequentano la scuola e coloro che convivono con spettro autistico che vedranno il loro sussidio quasi dimezzato da 750 a 400 euro al mese.

“Tantissime famiglie come la nostra sopravvivono con questi soldi e tante mamme per accudire i figli sono costrette a licenziarsi o a ridurre l’orario di lavoro”, denuncia al Fatto.it Andrea Belli, padre di Leonardo, un ragazzo autistico. “Essere genitori di figli autistici comporta un grandissimo sforzo. Alla Regione Lombardia cosa chiedo? Tagliate tutto quello che volete ma non potete permettervi di ridurre i fondi alle persone con disabilità gravissima perché già vivere così è difficilissimo, adesso diventerà impossibile”. Andrea chiede il riconoscimento dei “sostegni indispensabili al figlio a vivere un’esistenza dignitosa, nel rispetto dei suoi diritti fondamentali”.

Nessuno È Escluso: “Pacco di capodanno alle famiglie” – Tra le prime associazioni a reagire al taglio c’è Nessuno È Escluso. Il vice-presidente Fortunato Nicoletti è durissimo: “È una sforbiciata ai contributi economici che va progressivamente negli anni dal 25% al 45% circa, con conseguenze devastanti su tutte le famiglie che con quei contributi (stante la totale assenza dei servizi sia sanitari che socio-assistenziali) pagano privatamente terapie riabilitative o personale di supporto ai caregiver familiari”. La delibera indica sei mesi di tempo prima della riduzione degli importi. “Da quello che leggiamo – aggiunge Nicoletti – il 1° giugno dovrebbe essere anche la data dell’attivazione di questi servizi che la Regione ora non specifica da chi verranno erogati e in quali modalità. Certamente non basteranno pochi mesi per mutare il sistema lombardo di assistenza domiciliare che non da oggi è totalmente inadeguato rispetto alle esigenze. La pandemia ce lo ha evidenziato”.

Nello stesso Pnna, ricorda Nicoletti, “è indicato che per far fronte a situazioni dove il sistema dei servizi è inadeguato e impreparato a cogliere il cambiamento, sono le Regioni che possono implementare le risorse per far si che le famiglie non vengano ulteriormente penalizzate”. Peraltro la novità era prevista dal 2022, “ma la Lombardia non ha mai messo in campo strumenti utili per affrontarla nonostante le associazioni abbiano più volte ribadito che con il sistema attuale di erogazioni di servizi e prestazioni il contraccolpo sarebbe stato devastante”. Nel 2025 la situazione è destinata a peggiorare ancora visto che “per il 2024 la percentuale delle risorse per la non autosufficienza destinate ai servizi è del 15% ma nel 2025 salirà fino al 25%, con un possibile ridimensionamento ulteriore dei contributi economici”.

Aisla: “Ci saranno effetti pesantissimi” – Altra organizzazione sulle barricate contro questi tagli è Aisla. “L’assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale e Disabilità, Elena Lucchini, non ha ritenuto degna di nota la situazione delle persone con Sla della Regione, al punto da non coinvolgere l’Associazione nel tavolo di confronto del 22 dicembre e deliberare questo provvedimento il 28 dicembre”. L’associazione sottolinea che restano pressoché invariati gli importi per coloro che possono permettersi di assumere un assistente familiare, circa 3.600 famiglie. “Inspiegabilmente l’unica eccezione, in negativo, è riservata alle persone che si trovano in una condizione di dipendenza vitale, come le persone con Sla”, denuncia. “A costoro, se assistiti da un professionista regolarmente assunto, Regione Lombardia riduce il contributo da 1.300 a 1.200 euro mensili. Un taglio in netta controtendenza al contesto che già registra aumenti significativi nelle spese per assistenti e badanti, con una crescita dei costi mensili fino a 122,59 euro. In aggiunta, l’Inps ha previsto un aumento del 8,1% dei contributi previdenziali per i lavoratori domestici”.

Ledha: “Clamorosa smentita dei principi di libertà di scelta e di sussidiarietà su cui si fonda il nostro sistema di welfare” – Tra le associazioni presenti ai tavoli di lavoro istituzionali con Regione Lombardia dove si discutono anche le politiche per la non autosufficienza c’è Ledha-Lega per i diritti delle persone con disabilità. Pure questa organizzazione si schiera contro i tagli ma con alcune precisazioni rilevanti. “Sappiamo che la Direzione generale Welfare di Regione Lombardia ha inviato al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali la richiesta di poter rinviare l’attuazione di quanto previsto dal Pnna”, dice al Fatto.it il direttore Giovanni Merlo. Nel frattempo la delibera che prevede di compensare il calo dei fondi attraverso l’erogazione di servizi in modalità diretta è stata approvata. Con “una grande difficoltà di attuazione: il piano regionale prevede ogni mese la conversione dell’equivalente di 1.750.000 euro (a tanto ammonta l’importo oggi destinato a sostenere il lavoro dei caregiver familiari) in ore di assistenza diretta. Chi si occuperà della progettazione, programmazione e implementazione di questi servizi? Con quale personale saranno gestiti questi servizi, dato che già oggi si fa fatica a trovare educatori, operatori socio-sanitari e altre figure qualificate previste per l’assistenza domiciliare e scolastica?”. Ledha lancia un appello alla ministra Elvira Calderone perché risponda in tempi rapidi e in modo positivo alla richiesta del Pirellone. “Confidiamo che il ministero possa mettere la Regione nelle condizioni di ritirare questo provvedimento e garantire a queste persone e ai loro nuclei familiari, almeno la continuità degli interventi in atto”.

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