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Prende integratori per nove mesi e muore per “overdose di vitamina D”. L’esperto: “Non sono caramelle, attenzione agli effetti indesiderati”

Un recente caso di cronaca, per quanto dubbioso, invita alla cautela in materia di assunzioni indiscriminate di supplementi di vitamina D e di integrazioni in generale

di Giuliana Lomazzi

Sull’importanza della vitamina D, pochi i dubbi in campo scientifico, né mancano evidenze secondo cui assumerla con integratori di calcio riduca il rischio di fratture ossee nei soggetti carenti di questa vitamina. Ma assumendone troppa D?

Troppa vitamina?

Qualche giorno fa, la Bbc e altri giornali di lingua inglese riferirono che, secondo un’indagine le conclusioni sulle cause della morte di un ottantanovenne: secondo l’indagine, il decesso sarebbe avvenuto in seguito all’assunzione per nove mesi di integratori di vitamina D e conseguente ipercalcemia (accumulo eccessivo di calcio); altre cause, insufficienza renale e arresto cardiaco. Mancano però altri elementi per comprendere meglio la situazione, in particolare quali erano i dosaggi giornalieri? Secondo il Manuale MSD, che rappresenta lo standard globale di riferimento medico, per eccessivo dosaggio della vitamina si intende superare per mesi di 60-100 volte le dosi raccomodate; e dato che di solito si assumono 1-2 compresse, per eccedere bisogna assumerne ogni giorno a cucchiai. Non si sa nulla neanche delle condizioni psicofisiche dell’uomo, se soffriva di patologie magari anche neurodegenerative, se assumeva farmaci. Soprattutto, sottolinea il dottor Paolo Giordo di Firenze, neurologo e omeopata, autore del libro Vitamina D, Regina del sistema immunitario (Terra Nuova 2017): “Oltre a non conoscere il dosaggio della vitamina D, non è noto il valore dell’ipercalcemia, ma solo di quello della vitamina nel sangue (380, di per sé poco significativo). Un eventuale eccesso di vitamina D si manifesterebbe con sintomi da ipercalcemia, che se trattati si risolverebbero”. E dato che questi sintomi non passano proprio inosservati (vomito, perdita dell’appetito, fortissima sete, minzione frequente, dolori muscolari e articolari, confusione mentale, affaticamento), di solito chi ne è colpito va dal medico. Ma se la notizia in sé non fornisce abbastanza elementi per condannare a morte gli integratori, è pur vero che questi vanno usati con un po’ di sale in zucca: non a caso sulle confezioni è sempre scritto: “Non superare le dosi consigliate”.

Uso consapevole

Gli integratori non sono caramelle, anche se naturali sono farmaci e vanno assunti solo secondo necessità e in base ai dosaggi consigliati. Il nome stesso indica che servono a integrare, a riempire un vuoto nutrizionale o metabolico”, fa notare il medico. I supplementi possono aiutare a ristabilire livelli adeguati di un nutriente che l’organismo non riesce ad assorbire per i motivi più diversi, oppure quando ci sia necessità di un apporto maggiore. Per esempio un miope può aver bisogno di più omega 3 di quelli assunti da fonti animali o vegetali. Quindi gli integratori sono utili, ma sono superflui se assunti a tappeto solo perché ci hanno detto che questo o quel nutriente e possono rivelarsi perfino dannosi, anche se difficilmente provocano la morte. Proprio così: al pari dei farmaci, possono avere effetti collaterali, limitazioni in caso di alcune patologie e interazioni. I prodotti dovrebbero riportare quindi molto più informazioni, come auspica il coroner che ha indagato sulla morte dell’anziano inglese.

Effetti indesiderati

Dosi eccessive di vitamina D, l’abbiamo visto, possono causare l’eccessivo accumulo di calcio, particolarmente pericoloso per chi soffre di insufficienza renale. Ma soprattutto, occhio alla vitamina A, in particolare per soggetti a rischio. “Gli studi osservazionali riscontrarono associazioni inverse tra i carotenoidi alimentari, le assunzioni di vitamina A e il rischio di cancro al polmone. Tuttavia, studi interventistici su individui ad alto rischio mostrarono che i supplementi di β-carotene aumentavano il rischio di cancro ai polmoni”, ricorda uno studio pubblicato su Cancers nel 2022. “La A è l’unica vitamina che viene metabolizzata lentamente e tende ad accumularsi, aumentando con il tempo il rischio di intossicazioni acute. Meglio limitarsi ad assumere il betacarotene da fonti naturali, ben assorbibile se associato a olio di oliva”, raccomanda il dott. Giordo. Occhio pure al calcio, che “Se non viene assorbito, come nel caso del carbonato di calcio, si deposita dove non deve, soprattutto nei vasi sanguigni, contribuendo a creare piccole placche calcifiche”.

Quando integrare

A volte gli integratori sono indispensabili (come quelli di B12 o D per i vegani). Ma prima di integrare, bisogna chiedersi se serve davvero con esami del sangue. “Per quanto riguarda nello specifico la D, è importante valutare se il calcio è nella norma; in questo caso valori non elevati della D non sono rilevanti né patologici”. Ci sono anche dei sintomi indicativi. “Per esempio la carenza ematica di vitamina C causa sanguinamenti gengivali, stanchezza, difficoltà di guarigione delle ferite, disturbi di ossificazione. La carenza di vitamina D può essere indicata da unghie fragili, disregolazione del sistema immunitario”.

Le giuste condizioni

Gli integratori si rendono utile se:
non sostituiscono uno stile di vita corretto (servono a poco se si mangia male, non si fa moto, si beve o si fuma);
non sono mix generici, perché se danno problemi non si capisce da quale componente dipende;
si assumono in presenza di sintomi o di valori ematici specifici, meglio se in accordo con il medico;
sono presi alle dosi raccomandate e per periodi di tempo non troppo prolungati (di solito 3-4 mesi. L’importante è non esagerare.

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