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Tesla, eco-sabotaggio alla fabbrica tedesca di Grünheide?

Tesla, eco-sabotaggio alla fabbrica tedesca di Grünheide?
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La fabbrica tedesca di Tesla a Grünheide, poco lontano da Berlino, è ferma. L’impianto (che ha un potenziale produttivo di mezzo milione di auto l’anno) è senza elettricità, come peraltro la cittadina di Erkner e perfino una parte della capitale. La ragione è un guasto alla sottostazione di Steinfurt, sul quale sono in corso indagini da parte delle forze dell’ordine: il sospetto è che possa trattarsi di una sorta di sabotaggio. Stando alle prime ricostruzioni, questa mattina, poco prima delle 5 a sud est di Berlino, sarebbe stato avvertito un boato in seguito al quale ha preso pure fuoco un palo della luce.

Malgrado le autorità politiche locali abbiano sostenuto e sostengano l’investimento del costruttore americano, che porta occupazione e che funge da volano per le attività economiche locali, in uno dei Land della ex DDR, la fabbrica continua a non incontrare i favori di una parte della popolazione. Lo conferma anche l’esito del recente referendum con il quale era stata bocciata l’ipotesi di ampliamento del sito (appena il 35% di consensi), che tra le altre cose avrebbe un forte impatto sulla risorse idriche dell’area.

I vigili del fuoco sono intervenuti a Steinfurt nel giro di una ventina di minuti per spegnere il rogo. I pompieri hanno, tuttavia, dovuto procedere con estrema cautela perché nei pressi del trasformatore in fiamme è stata scoperta una tenda con una scritta intimidatoria: “Kampfmittel hier verbuddelt”, traducibile come “qui sono sepolti ordigni esplosivi”. I vigili del fuoco hanno sollecitato l’intervento degli artificieri, anche se per il momento non è ancora chiaro se e cosa sia stato rinvenuto all’interno della tenda.

Non è ancora stato stabilito nemmeno se il rogo sia stato accidentale o meno. Quello che è certo, invece, è che un centinaio di ambientalisti dalla scorsa settimana si è installato nel bosco adiacente la fabbrica, con delle piattaforme sospese realizzate sugli alberi, proprio per evitare l’ampliamento del sito produttivo. Il movimento si batte per la salvaguardia della superficie verde di 100 ettari che Tesla avrebbe voluto impiegare per realizzare un collegamento ferroviario e, tra le altre cose, anche di un asilo nido per il personale.

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