È stato condannato dall’arcidiocesi di New York il funerale di una attivista trans, Cecilia Giudici, che è stato celebrato lo scorso giovedì nella cattedrale di St. Patrick. Il parroco Enrique Salvo ha riportato le proteste dei gruppi cattolici e tradizionalisti e afferma che loro sapevano solo che “famiglia e amici avevano richiesto una messa funebre per un cattolico. Non avevamo idea che il nostro benvenuto e le nostre preghiere sarebbero state degradate in modo così sacrilego e ingannevole”.

Il funerale in questione è quello dell’attivista Cecilia Giudici, ex prostituta e attivista per i diritti dei trans e dei malati di Aids, che aveva attirato moltissime persone, molte delle quali hanno frequentato raramente la cattedrale, tanto che il celebrante, Edward Dougherty, durante l’omelia ha commentato che “Non vedevamo tanta gente dal giorno di Pasqua”.

Cheyenne Doroshow – autrice e attivista per i diritti delle persone transgender di colore – ha organizzato il funerale e ha affermato di aver scelto la cattedrale “perché è un’icona, come era lei”, ma aggiunto di non aver menzionato che Cecilia fosse transgender. Infatti a New York ci sono una decina di parrocchie che hanno aperto ai gay, ma la cattedrale non è una di queste.

Al funerale della donna hanno applaudito molti cattolici liberali tra cui padre James Martin – un noto gesuita che si batte per una chiesa aperta ai gay – e affermato “che celebrare il funerale di una donna trans a St. Patrick è stato un potente segnale che le persone Lgbtq sono parte della Chiesa come chiunque altro”. Di tutt’altra idea invece sono i conservatori che hanno definito il funerale come “nauseabondo e una presa in giro per la chiesa cattolica”.

La messa, in effetti, è stata senza precedenti nella storia della chiesa: si è celebrato il funerale di una donna atea, con il pubblico di trans in minigonna, lustrini e boa di struzzo che ha pregato pubblicamente per il riconoscimento dei diritti di persone come loro. Solo pochi decenni fa la cattedrale di St. Patrick fu al centro di un conflitto tra le gerarchie cattoliche e gli attivisti che in occasione della protesta del 1989, all’apice della crisi dell’Aids, si erano incatenati alle panche o si erano finti morti.

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