Decolla in borsa il titolo Unicredit dopo che la banca ha comunicato i dati di quello che l’amministratore delegato Andrea Orcel ha definito “l’anno migliore di sempre”. Il 2023 si è chiuso con profitti per 8,6 miliardi di euro ma quello che ha messo le ali al titolo è soprattutto l’annuncio che tutto questo denaro sarà distribuito agli azionisti. Tra dividendi e buy back (riacquisto di azioni proprie che spinge il valore del titolo e quello dei bonus dei manager, ndr), i soci della banca si metteranno in tasca quest’anno una decina di miliardi euro. Orcel ha ricordato come “il quarto trimestre è stato il dodicesimo consecutivo di una crescita di qualità e redditizia”. E anche il 2024 si annuncia da favola visto che la banca si attende un anno sostanzialmente in linea con il 2024. Opportuno ricordare che i meriti della banca siano relativi. Il 2023 è stato un anno da incorniciare per tutte le banche europee che hanno beneficiato dell’aumento dei tassi della Banca centrale europea. Tassi più alti significano rate dei prestiti a tasso variabile più pingui e interessi più alti da pagare sui finanziamenti di nuova erogazione. Per contro le banche, quelle italiane soprattutto, sono molto lente nel traferire questi benefici ai depositanti, con tassi sui depositi che crescono a passo di lumaca.

Per questo era stata ipotizzata una tassa sugli extraprofitti poi gradualmente demolita sino a trasformarsi in una spinta ad accantonare a riserva una parte degli utili. Operazione che, secondo il governo, dovrebbe rafforzare la solidità delle banche e quindi favorire l’erogazione di credito all’economia reale. Per ora non si intravede nulla di tutto ciò. Quel che è certo è che di tutta questa pioggia di profitti lo Stato non vedrà neppure un euro, a differenza di quanto accaduto in Spagna dove l’applicazione di una vera tassa sugli extraprofitti porterà nelle casse dello Stato un miliardo di euro. Martedì verranno diffusi i dati di bilancio di Intesa Sanpaolo e banca Mps. Mercoledì sarà la volta di Bper e giovedì di banco Bpm. Il monte utili 2024 per l’insieme delle banche italiane è atteso introno ai 40 miliardi di euro.

Tornando ai conti di Unicredit, la voce di bilancio “margine di interesse” , che è appunto la differenza tra interessi pagati e interessi incassati e che pesa per circa il 60% sui ricavi bancari, ha superato i 14 miliardi di euro, 4 miliardi in più del 2022 (+ 31%). Il margine di interesse è salito, nonostante i prestiti in essere si siano ridotti, scesi da 432 a 409 miliardi di euro. Gli incassi da commissioni si sono invece attestati a 7,6 miliardi (- 2,1%), quelli da negoziazioni di titoli sul mercato a 1,8 miliardi (+ 3,8%). Sostanzialmente stabili i costi a 9,4 miliardi. Presentando i dati alla stampa Orcel si è mostrato piuttosto freddo sulle ipotesi di possibili acquisizioni in Italia. “In questo momento nei nostri mercati principali vediamo poche opportunità che ci permettono di conseguire valore”, ha affermato il manager. “Dopo l’assemblea chiariremo, perché è un impegno per i prossimi tre anni, che cosa faremo con il capitale in eccesso. La mia opinione è che debba essere usato o con una distribuzione ulteriore agli azionisti oppure per un’acquisizione se possiamo dimostrare agli investitori che rispetta i nostri parametri sulla creazione di valore”, spiega Orcel nel rilevare che “fino ad oggi non abbiamo potuto farlo, ma non escludo che si possa fare in futuro” un’acquisizione. L’a.d. ha inoltre detto che sulla Russia la “nostra politica non cambia, continuiamo a ridurre“.

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