Secondo parecchi opinionisti e giornali italiani, la modesta tassa sugli extraprofitti bancaria ipotizzata dal governo la scorsa estate, avrebbe potuto spalancare per il paese “scenari argentini”. Addirittura. In Spagna, dove la tassa, meglio strutturata ma simile, è entrata davvero in vigore le cose sono andate un po’ diversamente. Per le banche iberiche il 2023 ha segnato un anno record in termini di profitti. Nell’insieme, gli utili dei primi cinque istituti Santander, BBVA, CaixaBank, Sabadell e Bankinter hanno superato i 26 miliardi di euro, ovvero circa il 27% in più rispetto al 2022. Il calcolo è dell’agenzia di stampa spagnola Efe dopo che ognuna di queste banche ha reso noto i risultati dell’anno appena trascorso. Come per le banche di tutta Europa, Italia inclusa, l’aumento è stato determinato soprattutto dal rialzo dei tassi d’interesse della Banca centrale europea.

Nel dettaglio, Santander ha archiviato utili netti pari a oltre 11 miliardi di euro (+15%), il Bbva 8 miliardi (+22%), Caixabank 4,8 miliardi (+54%), Sabadell 1,3 miliardi (il 55%) e Bankinter 845 milioni (+50%). Il governo spagnolo, grazie alla tassa sugli extraprofitti, incasserà un miliardo di euro. L’esecutivo sta ora studiando se rendere questa tassa permanente. Al contrario, alla fine e di fatto, in Italia non se n’è fatto più nulla. La tassa è stata trasformata in un incentivo per le banche ad accantonare parte dei profitti, tenendoseli in casa. All’Erario non è arrivato neppure un euro. Chissà i 4 miliardi del gettito una tantum ipotizzato avrebbero magari fatto comodo adesso per pareggiare la quota francese all’interno di Stellantis. Attendiamo comunque che la tempesta dei mercati colpisca la Spagna, consegnandola allo stesso destino vaticinato per l’Italia qualora avesse davvero introdotto il prelievo. Nell’ultimo anno i rendimenti dei titoli spagnoli sono comunque rimasti sostanzialmente invariati, così come lo spread rispetto a quelli tedeschi.

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